PALERMO – La Cisl Sicilia e la Filca Cisl Sicilia hanno scritto una lettera aperta al viceministro Luigi Di Maio, da oggi nell’isola, chiedendo che «intervenga per la riclassificazione del territorio catanese da zona a rischio sismico 2 a zona a rischio sismico 1». «Secondo uno studio del servizio sismico nazionale, elaborato nel 2013 – affermano Mimmo Milazzo e Paolo D’Anca, segretario generale Cisl Sicilia e segretario generale Filca Cisl Sicilia – se a Catania si verificasse un terremoto di potenza uguale a quello del 1693, nella città ci sarebbero oltre 150 mila vittime e più di 130 mila senza tetto. Un evento di queste dimensioni non è da escludere: un report dell’Ordine regionale dei Geologi del 2013, conferma che in Sicilia la probabilità di un sisma di magnitudo 7, nei prossimi 150 anni, è del 99%».
Il territorio etneo, come sottolineano Milazzo e D’Anca, è impreparato rispetto al rischio sismico. «Catania, costruita ai piedi del più grande vulcano attivo d’Europa e sulla faglia siculo-maltese, è la città a più alto rischio sismico d’Europa – aggiungono i sindacalisti – ma gli edifici pubblici e privati non sono al riparo dalle conseguenze dei terremoti. La maggior parte del territorio è stata costruita negli anni del boom economico, con scarsa attenzione ai materiali, e la parte storica costruita fra il Settecento e l’Ottocento presenta ovvie criticità». Per Mimmo Milazzo e Paolo D’Anca, è incomprensibile che la fascia etnea sia classificata come zona a rischio sismico 2 e non in zona a rischio sismico 1». «La classificazione attuale impedisce di accedere a una serie di agevolazioni – proseguono Milazzo e D’Anca – attraverso le quali, invece, potrebbe essere avviata una seria riqualificazione strutturale del territorio». I sindacalisti chiedono al vicepremier Di Maio, di «intervenire in prima persona» per quello che entrambi definiscono, «un atto di civiltà». «Non si può negare ai catanesi il diritto di vivere in un luogo sicuro – chiosano Milazzo e D’Anca – la riclassificazione sismica di quest’area è un gesto doveroso nei confronti di migliaia di persone».