Saracinesche abbassate. Vetrine vuote. Cartelli “vendesi” un po’ ovunque. Affari in calo anche dell’80%. «Hanno ucciso un quartiere. La chiusura del Vittorio Emanuele è un suicidio collettivo». Carmelo Privitera, titolare del panificio “Ai Cappuccini”, su via Plebiscito, non ha il minimo dubbio. «Sono qui dal ‘95 – racconta con un certo sconforto – e da 12 anni c’è uno svuotamento progressivo degli ospedali della zona, Vittorio, Ferrarotto, Santo Bambino, Santa Marta. Ora ci hanno dato il colpo di grazia. Qui stanno chiudendo tutti, chi c’è ancora resiste tra mille difficoltà. E il rischio è che il quartiere, una volta “ricco”, ora cada nelle mani dei delinquenti e degli spacciatori. Vogliono fare un museo? Mah, io vedrei meglio l’ipotesi del campus universitario».
L’allarme lanciato dal signor Privitera è generale. Anzi, conclamato. Basta fare due passi lungo la via Plebiscito. Ai cancelli chiusi del Vittorio fanno eco le saracinesche calate e le vetrine impolverate di tanti esercizi commerciali ormai vuoti. Ha chiuso il bar Roma, quello all’angolo con via Forlanini, proprio di fronte all’ingresso dell’ex pronto soccorso. Ha chiuso bottega anche il ferramenta, delle due botteghe di onoranze funebri ne è rimasta aperta a mezzo servizio solo una. L’ufficio postale è chiuso anch’esso: un foglio appiccicato alla porta d’ingresso recita: “Avviso di chiusura temporanea: dal 12/08/2019 al 11/01/2020 per urgenti lavori”. Di lavori non se sono mai visti in questi mesi. E l’11 gennaio è dopodomani.
Resiste a denti stretti l’edicolante di fronte al cancello serrato del nosocomio. «Certo che sento la mancanza del Vittorio! Il prossimo aprile saranno 15 anni che sto qui – dice il titolare dell’edicola, Carmelo Di Mauro – dovrei spostarmi ma non saprei dove. E poi, alla mia età, dove dovrei andare? Rilevo che c’è anche un problema sanitario: senza il pronto soccorso del Vittorio, il centro storico è sguarnito. Quello del Garibaldi non può bastare, la nuova struttura chissà quando sarà pronta». I tempi. Quelli della conversione del Vittorio in qualcos’altro preoccupano. «Non entro nel merito del cosa farci, ma ricordo la vicenda dell’autoparco di via Roccaromana che avrebbe ospitato le aule di Giurisprudenza: sono passati dieci anni prima che si facessero».
E il Comune, lamenta lui come tanti altri, non aiuta: suolo pubblico, Imu, Tari si devono pagare – almeno per quelli che le pagano – non c’è nessuna politica di sostegno a chi ha un’attività in zona. Attività che hanno subìto flessioni anche dell’80%. Lo testimonia la signora Giusy Gallucci, titolare col marito del bar D’Andrea, proprio di fronte all’ingresso dell’ex pronto soccorso pediatrico. «Siamo qui dal 1964, la flessione della clientela è enorme. In questo pezzo di strada hanno chiuso in tanti, basta fare due passi». Conferma il calo di clienti anche Rosario, il giovane banconista: «Nel pomeriggio, dopo le 16,30, questa zona è ormai vuota, noi tiriamo avanti fino alle 18,30, ma poi chiudiamo. Prima, con medici, infermieri, parenti dei pazienti lavoravamo anche fino alle 21».
L’idea del polo museale portata avanti dal presidente della Regione, Nello Musumeci, non li convince. «Meglio un campus universitario», dicono.
All’angolo opposto, la salumeria “da Irene” a novembre ha chiuso i battenti. Poco più avanti il parcheggio Imperial è decisamente vuoto rispetto a qualche tempo fa, quando le auto affollavano tutto il grande cortile interno. Pare che i titolari stiano studiando di diversificare l’attività. Nella zona della chiesa dei Cappuccini ha chiuso il bar all’angolo tra via Plebiscito e via Santa Maria della Catena. Più giù, il titolare del supermercato Sisa, Gianluca Arena, lamenta anche lui una flessione degli affari. «C’è un calo pazzesco per tutti i commercianti – dice – la via Plebiscito è morta, l’hanno ammazzata. Prima che al posto dell’ospedale faranno qualcos’altro passeranno 10 anni. È una grandissima presa in giro».
Ma c’è anche chi ha un’idea diversa. All’hard discount “Vivo”, proprio di fronte, la commessa rivela che non c’è stato nessun calo da loro, «anzi, ci sono molti più parcheggi liberi per i nostri clienti». Non si lamenta neanche il titolare del salone di parrucchiere Alex Air su via Plebiscito, di fronte all’edificio che ospitava il pronto soccorso pediatrico. «Francamente non ho registrato un calo – rivela – perché negli anni sono riuscito a fidelizzare una clientela che viene dal quartiere e in parte anche dalla struttura sanitaria. La nostra attività è qui da 53 anni, adesso finalmente la via è più tranquilla, i miei clienti riescono anche a trovare facilmente parcheggio. Però – ammette – questo è un quartiere da reinventare, tutti aspettano sognanti di capire cosa succederà quando arriverà la metropolitana, cosa si farà al Vittorio. Io ci metterei tutti gli uffici pubblici che si trovano in locali in affitto, sarebbe un bel risparmio e si rivitalizzerebbe la zona. Poi punterei a far rispettare le regole, suolo pubblico, autorizzazioni, parcheggi, ad avere almeno un vigile di quartiere. Altrimenti non vedo futuro».