Qualcuno sbircia dalla finestra di uno dei palazzoni di Librino, quasi a chiedersi cosa ci facciano quei ciclisti e quelle biciclette sulla pista ciclabile solitamente deserta che si snoda poco più in là, tra rami, terriccio, sterpaglie incolte, cumuli di rifiuti orfani dei cassonetti e altro cemento, senza un minimo di segnaletica, senza portare esattamente da nessuna parte.
Però è già una novità e una possibilità, nella grigia e nuvolosa domenica di Librino, quel gruppo di ciclisti che pedala a ritmo di musica sulla pista che fra tratti più o meno recenti e dissestati forma per quasi otto chilometri una sorta di anello attorno alla città satellite, per ricordare che la ciclabile comunque c’è non solo per i conteggi sui chilometri complessivi e le relative classifiche, ma per essere tutelata, sottoposta a manutenzione, valorizzata con apposita segnaletica e soprattutto connessa, collegata in modo chiaro a servizi e fermate del trasporto pubblico, da potenziare anche in quest’ottica, e in prospettiva, considerando già la svolta che rappresenterà la fermata della metro a Librino.
Lungo la passeggiata con i ciclisti di FreePeople, a cui si sono aggregati “Salvaciclisti”, “Ruote libere”, e diversi pattinatori, l’unico incontro è stato quello con due ragazzi senza casco a bordo di uno scooter elettrico, ma di ciclisti neanche l’ombra, e nemmeno di famiglie, bambini, ragazzi, insomma un totale scollamento tra l’infrastruttura e il suo vastissimo territorio, per non parlare di collegamenti con gli altri tratti a loro volta isolati di ciclabile.
Un’occasione sprecata, fino a questo momento, compresi gli “anfiteatri” senza nome – uno in linea d’aria vicino al palazzo di cemento di viale Moncada – dove non è troppo rassicurante come spazio aggregativo la presenza di un grosso palo della rete elettrica.
Eppure il tratto meno recente della ciclabile, quello che figura sulla mappa online lato viale Nitta, non è a tratti in condizioni proprio pessime. Ma è procedendo nel giro senza precisa destinazione attraverso Librino che si incontrano scenari da incubo, specie attraversando un paio di sottopassi del tutto da evitare, anche di giorno.
«Le criticità sono tante – dice Filippo Timpanaro di FreePeople – manca la segnaletica e con ogni probabilità un’adeguata illuminazione, ci sono rifiuti, vegetazione incolta, resti di auto bruciate, vetro, e soprattutto la pista è isolata a parte qualche palazzo vicino, non porta in alcuna strada di collegamento con il centro che pure sarebbe possibile attraverso via Palermo, bisognerebbe dunque pianificare degli interventi di connessione, trovandoci peraltro nelle vicinanze dell’aeroporto, del quartiere di San Giorgio e della stessa Plaia. Inoltre è mancata la piantumazione di alberi che ridurrebbero le temperature in estate».
«Sul primo tratto realizzato con una spesa di circa due milioni con accesso dal viale Nitta qualche intervento è stato effettuato – rileva Attilio Pavone di Salvaiciclisti Catania – ma il tratto più recente dalla scuola Brancati al palazzo di cemento in poi le criticità sono pesanti e soprattutto manca qualsiasi collegamento efficiente che incentivi a utilizzare la bicicletta in alternativa all’auto».
«La pista attraversa le quattro cosiddette spine verdi di viale Castagnola, viale Bummacaro, viale Nitta e viale San Teodoro, ed è il percorso ciclabile più lungo in città rileva il cicloattivista del M5S Alberto Torregrossa – lo scopo dell’iniziativa è sensibilizzare i cittadini e sollecitare interventi che valorizzando la pista ciclabile anche in funzione del futuro servizio della metro potranno incidere sulla vivibilità di Librino».
Clicca qui per visualizzare il video