Catania, truffe alle assicurazioni all’ombra dei clan, 77 indagati tra cui un medico e due avvocati

Di Redazione / 02 Gennaio 2017

Un articolato sistema di truffe alle assicurazioni basato sui falsi incidenti e sulle complicità di consulenti assicurativi, avvocati, medici ed altro personale sanitario. Un’inchiesta della Squadra mobile di Catania che è arrivata alla svolta. La Procura della Repubblica etnea infatti ha chiesto il rinvio a giudizio per 77 persone accusate a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alle frodi assicurative, falsa testimonianza, frode assicurativa, accesso abusivo ad un sistema informatico e reati in materia di falso.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, hanno evidenziato l’esistenza di una associazione per delinquere finalizzata alle truffe ai danni di compagnie assicurative, il cui promotore ed organizzatore sarebbe secondo l’accusa Antonino Arena di 45 anni, inteso “Nino ‘u fungiutu” o “ ‘u puppittaru” e costituiscono uno stralcio di un’altra operazione, quella del maggio del 2012 denominata Nuovo Corso quando fu azzerato il clan mafioso dei Cursoti, del quale faceva parte proprio Antonino Arena (al quale poi furono anche sequestrati i beni).


Le truffe alle assicurazioni erano baate su falsi incidenti stradali con danni a cose e persone e ai risarcimenti ottenuti grazie alla complicità di consulenti assicurativi, avvocati, medici ed altro personale sanitario. Infatti tutto era basato sulla falsa dichiarazione resa, all’atto dell’ingresso al Pronto Soccorso, da coloro che facevano ricorso alle cure ospedaliere, i quali riferivano di avere subito i traumi a seguito di incidente stradale piuttosto che, come in verità, per altre vicende, comprese delle cadute accidentali, oppure grazie sulla manomissione dei sistemi informatici per il rilascio di certificati di Pronto Soccorso non veritieri, dai quali sarebbero emersi traumi in realtà inesistenti.

Le certificazioni non veritiere poi erano “integrate” con altre documentazioni, altrettanto false, e relative a visite specialistiche, nonché al rilascio di testimonianze mendaci. Lo “schema tipo di falso sinistro prevedeva il coinvolgimento di un danneggiato fisico – che poteva o meno coincidere con il proprietario del mezzo danneggiato – un responsabile dell’incidente (assicurato) ed un testimone. In alcuni casi gli indagati avevano assunto posizioni differenti in relazione a diversi incidenti. Tra i diversi casi esaminati si è scoperto che c’erano persone che in base alla documentazione acquisita risultavano essere state vittime di incidente stradale, con conseguente frattura della gamba e relativa ingessatura, ma che invece circolavano tranquillamente per le strade del centro a bordo di uno scooter senza alcun presidio ortopedico.

In altro caso, il conducente di un motociclo che avrebbe dovuto avere fratture multiple per essere stato investito da un’autovettura, in realtà, aveva perso il controllo del proprio mezzo a causa di un cane che aveva attraversato la strada e che il referto redatto correttamente da personale dell’autoambulanza intervenuto era stato falsificato e, nella parte relativa alle cause dell’incidente ed alle parti coinvolte, la trascrizione “moto-cane” era stata sostituita con quella “moto-auto”.

Le indagini si sono rivelate particolarmente lunghe e complesse essendo state acquisite presso gli ospedali cittadini e diverse compagnie assicurative – che hanno presentato querela per truffa – numerosissimi fascicoli relativi a cartelle mediche ed infortuni stradali per una buona parte dei quali erano state liquidate cospicue somme di denaro che venivano suddivise tra gli “attori” coinvolti. In un caso era stato liquidato un risarcimento di 100 mila euro. Le indagini hanno evidenziato che Antonino Arena – soggetto affiliato al clan dei Cursoti fatto, per il quale è stato già condannato in primo grado per lo stesso periodo dei fatti in contestazione – era capo e promotore di una vera e propria organizzazione dedita alle truffe assicurative – composta da altre persone legate al clan dei Cursoti ma che si avvaleva del contributo e della collaborazione stabile di professionisti.

Tutti si muovevano in stretta sinergia con il precipuo fine di predisporre documentazione idonea a fronteggiare un eventuale giudizio civile ed ai controlli operati dalle compagnie assicurative, che in taluni casi avevano avviato approfondimenti sulla dinamica degli incidenti. Tra gli indagati, anche un medico ortopedico, un medico legale, due infermieri professionali, un assistente socio-sanitario, un fisioterapista, un consulente assicurativo e due avvocati.

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