Catania
Catania, rabbia per il vigile del fuoco ucciso dal virus come il padre: «Test solo dopo 14 giorni di febbre»
CATANIA – Aveva solo 50 anni. E la sua morte fa rabbia. La scomparsa di Giuseppe Coco, vigile del fuoco, padre e marito esemplare ha gettato nello sconforto anche la sua famiglia allargata, quella dei colleghi che si disperano per la morte prematura di un amico che ha lottato sino alla fine per sconfiggere il Covid-19. Purtroppo dopo oltre 15 giorni di ricovero il suo cuore ha cessato di battere, come qualche giorno prima era accaduto anche al padre, morto per il coronavirus venerdì scorso.Ma adesso i contorni della vicenda del povero vigile del fuoco fanno a pugni con una organizzazione farraginosa della lotta al coronavirus e gettano una profonda ombra.
C’è infatti qualcosa che non quadra nella gestione di questo paziente Covid ritornato in Sicilia a fine febbraio dall’aeroporto Capanellle di Roma dove lavorava come istruttore. A sostenerlo è i coordinamento nazionale vigili del fuoco Usb e la Fp Cgil con Salvatore Di Dio.
Entrambi i sindacati sostengono che «Giuseppe aveva già al suo rientro la febbre e che per oltre una decina di giorni non ha ricevuto assistenza. Col risultato di contagiare anche il padre ed essere poi ricoverato solo quando si è aggravato». Va giù duro la Fp Cgil: «Pippo – spiega Salvatore Di Dio – era istruttore all’aeroporto Capannelle. Il 28 febbraio il centro era stato chiuso per due casi di Covid e Pippo è tornato a Catania, ma già febbricitante. Successivamente ha preso servizio per due giorni in reparto, ma la direzione lo ha messo in quarantena. Da allora il nostro collega ha avuto sempre la febbre e il tampone gli è stato effettuato dopo 14 giorni dal suo rientro, intorno al 16 marzo».
Di Dio continua: «Gli ho parlato personalmente più volte in quei giorni e il tampone gli è stato effettuato solo quando, ormai spossato e in una situazione fisica precaria ha deciso di recarsi in ospedale, al Cannizzaro, dove gli è stato fatto il prelievo ed è stato rimandato a casa in attesa di risultato. Per tutto il periodo precedente nessuno gli ha fatto una visita, né ovviamente un tampone. So che per Pippo il nostro medico di reparto aveva già chiamato all’Asp per sollecitare un tampone, ma niente. Purtroppo due giorni dopo essere risultato positivo Pippo è stato ricoverato, ma abbiamo saputo che era già grave ed aveva problemi respiratori. Questa notizia ha turbato tutti noi…».
Giuseppe Coco è finito intubato nella rianimazione del San Marco, ma una settimana dopo è stato ritrasferito alla rianimazione del Policlinico per essere sottoposto a Ecmo, la ventilazione extracorporea per una gravissima insufficienza respiratoria. Purtroppo i suo cuore non ha retto.
I sindacati dei vigili del fuoco, straziati dal dolore come tutti i colleghi, aggiungono che per tutti i colleghi del reparto di Pippo erano stati richiesti i tamponi, ma la risposta è stata che senza sintomi non si potevano fare. «Oggi – spiega Di Dio veniamo a sapere che la Regione avrebbe disposto tamponi per tutto il Corpo e per quelli dell’aeroporto…Davvero paradossale».
Il comandante del corpo, ing. Giuseppe Verme ha emesso un comunicato di cordoglio: «E’ con immenso dolore che comunico che il capo squadra Giuseppe Coco si è spento al Policlinico. Ancora una volta lo sgomento e il dolore pervadono le nostre menti ed i nostri cuori e siamo chiamati ad affrontare la prova forse più difficile per un vigili del fuoco, assistere impotenti alla tragica scomparsa di un collega. Si sta provvedendo a dare il supporto possibile alla famiglia e ad organizzare una rappresentanza di personale nell’ultimo viaggio di Giuseppe».
La deputata regionale dei Cinquestelle, Jose Marano, ha chiesto alla Regione tamponi per tutti gli operatori del Corpo che per servizio sono costretti a stare a stretto contatto con la popolazione.
Anche Vincenzo Magra, sindaco di Mascalucia, città di residenza del vigile scomparso, ha rivolto alla famiglia le condoglianze. Così il mondo delle Misericordie dell’area Catanese che perde uno dei suoi più validi volontari all’interno del sodalizio “Santa Croce”: «Quando un nostro confratello viene chiamato alla casa del Padre, a piangere è l’intero movimento – ha commentato il presidente del Comitato provinciale delle Misericordie Alfredo Distefano.
«Per noi è stato un vero colpo al cuore ricevere questa notizia» ha dichiarato il governatore della Misericordia di Santa Croce, Giovanni Parisi.
Oggi intanto un corteo funebre è partito dalla caserma dei vigili del fuoco di via Cesare Beccaria a Catania per l’ultimo saluto dei colleghiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA