Diventa un caso l’intervento della polizia di Catania che ha interrotto la festa in una discoteca etnea del dopo Catania Pride. Una vicenda che è anche diventata politica con il deputato – e segretario regionale del Pd – Anthony Barbagallo che ha annunciato una interrogazione al ministro Piantedosi.
«Per quale ragione l’evento serale di chiusura del Pride a Catania è stato interrotto alle 3 di notte da parte di personale della questura mentre in tutti gli altri locali del divertimento notturno le attività sono proseguite anche fino a ridosso dell’alba? E’ una decisione questa al momento incomprensibile e non accettabile per cui chiediamo immediate spiegazioni al ministro dell’Interno, Piantedosi» ha detto Barbagallo.
«Abbiamo aderito al corteo conclusivo del Pride di Catania – prosegue Barbagallo – e ho personalmente partecipato alla sfilata lunga, pacifica e colorata che si è svolta lungo le vie del centro di Catania. Ma il massiccio schieramento di forze dell’ordine, intervenute sia da terra sia dal mare, ha il sapore della discriminazione nei confronti della comunità Lgbtq+ e di tutti coloro che erano presenti in quel momento. A maggior considerazione del fatto che – conclude – tutto questo è stato fatto “solo” presso la discoteca Blu, obbligata a terminare la festa».
«L’incredibile e inspiegabile comportamento della Questura nei confronti dell’evento conclusivo del Catania Pride, tenutosi sabato pomeriggio nella discoteca Blu, è un attacco inaccettabile e rappresenta un grave atto di repressione e discriminazione. Questo episodio dimostra chiaramente come la Questura si stia trasformando in emanazione diretta al servizio di una classe politica violenta e che mira a cancellare i diritti di tutti e tutte». Così in una nota il Comitato Catania Pride.
«Con grande stupore – continuano gli organizzatori – abbiamo assistito a un enorme spiegamento di forze dell’ordine durante l’evento, vessatorio e minaccioso, dalla schiera di camionette piene di poliziotti fino alle imbarcazioni della Guardia Costiera pattuglianti il mare, di cui non ci spieghiamo la presenza. Questa mostruosa dimostrazione di potere è completamente sproporzionata e irragionevole per un evento pacifico come la serata del Pride; a maggior ragione se si vuole sottolineare che i nostri eventi sono sempre stati privi di incidenti e sempre rivolti allo svolgimento sereno della manifestazione».
«È evidente – si legge ancora – che la Questura ha messo in atto una discriminazione e una repressione mirate contro il Catania Pride. Mentre agli altri locali della Plaia è stato concesso di continuare le loro attività fino alle ore 6, i partecipanti al Pride sono stati obbligati a terminare alle ore 3. Questo trattamento denota una volontà di reprimere e soffocare l’espressione della comunità LGBTQIA+ e non ha posto in una società democratica, perché mira a sopprimere le nostre voci contro le ingiustizie di questo Stato e di questa politica. Attaccare l’evento conclusivo significa attaccare proprio il Pride e l’autofinanziamento della nostra manifestazione politica. Abbiamo scelto il nostro slogan annuale, “Polpo di Stato”, proprio perché da un termine siciliano usato per discriminare la comunità LGBTQIA+ (puppu, polpo) abbiamo voluto denunciare la violenza istituzionale e di Stato a cui siamo costantemente soggetti, e di cui sabato abbiamo avuto prova ancora una volta. La nostra lotta per l’uguaglianza e la libertà continua riprendendoci diritti, spazi, strade e piazze, nonostante gli atti repressivi delle autorità».
«Sulla base delle determinazioni assunte in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica – si legge nella nota diffusa ieri dalla Questura – sono stati pianificati adeguati dispositivi sia in occasione del corteo di sabato pomeriggio per le vie del centro cittadino, che in occasione dell’evento, denominato “Official Pride Party”, svoltosi nella stessa serata all’interno di uno stabilimento balneare ubicato sul lungomare di viale Kennedy. Tali servizi, predisposti, come sempre, al fine di garantire il libero esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti, principalmente da parte degli organizzatori e dei partecipanti agli eventi programmati, non prevedevano un “enorme spiegamento di forze”, ma il medesimo assetto, con uguale quantitativo di personale delle forze di polizia, positivamente sperimentato in occasione delle precedenti edizioni della stessa manifestazione. Non vi è stata, dunque, alcuna esagerazione o “sproporzione”, ma l’adozione di ogni opportuna cautela atta a prevenire disordini e azioni di disturbo, a tutela, prioritariamente, dei partecipanti all’evento, svoltosi senza alcuna turbativa».
«Per quanto riguarda, in particolare, la festa – conclude la Questura – si evidenzia che il termine orario di conclusione, previsto per le ore 3, non è stato oggetto di una decisione assunta improvvisamente dalla Questura, ma è semplicemente l’orario di chiusura dell’attività espressamente previsto dalla licenza per tenere trattenimenti danzanti rilasciata, il 24 aprile scorso, al titolare dello stabilimento balneare, ai sensi dell’art. 68 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Tale licenza, infatti, rilasciata sulla base del parere e delle connesse prescrizioni della Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo, è valida fino al 30 settembre, dalle ore 19 alle ore 3. In ultimo, si evidenzia che le precisazioni qui riportate sono state illustrate agli stessi organizzatori, nel corso di un incontro tenutosi nella mattinata odierna (ieri, ndr) e svoltosi all’insegna della massima e reciproca cordialità».