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Catania, omaggio ai defunti nel cimitero cadente: «Qui frana tutto, danni alle tombe»

Di Maria Elena Quaiotti |

Catania – «Siamo abbandonati a noi stessi. Ognuno di noi fa ciò che riesce: togliamo erbe infestanti, ricompriamo statue, cavi e fiori che puntualmente vengono rubati, facciamo lavori di consolidamento laddove il terreno sta cedendo. Tutto nel silenzio e nell’indifferenza di ogni amministrazione che si è succeduta. Voi siete venuti oggi e hanno appena sistemato il possibile. Ma dovreste venire quando non cade la ricorrenza dei morti…».

Le voci di chi il cimitero di via Acquicella lo vive ogni giorno, e non solo nelle ricorrenze, sono un colpo al cuore. È difficile credere ad una sistemazione in extremis del cimitero dove solo ieri le strade si sono presentate come veri e propri percorsi ad ostacoli; dove anche i viali attigui alla tomba di Giuseppe De Felice Giuffrida – primo sindaco della città etnea al quale oggi l’attuale sindaco Salvo Pogliese porterà alle 10,30 il classico omaggio nel giorno della ricorrenza del 2 novembre – stanno inesorabilmente franando su se stessi provocando danni evidenti in attesa del crollo definitivo, come in viale San Paolo. Dove ci sono interi Campi in cui manca una fontana, come al campo San Francesco, o ancora dove, in seguito alle frequenti piogge, le infiltrazioni non stanno dando tregua alle tombe che puntualmente galleggiano dentro ai tumuli e si cerca di preservarle coprendole con cellophane messi alla bell’e meglio.

E ancora: «C’è chi al cimitero viene ogni giorno. Chi ha perso padri, madri, fratelli e ancor peggio figli, come me. Non importa da quanto tempo, il dolore si trasforma in rassegnazione perché ci sentiamo soli e dimenticati – lamenta Roberto Spampinato – qualche tempo fa un albero è caduto sulla tomba dei miei figli, ho dovuto provvedere personalmente alla sistemazione. E intanto gli alberi non vengono più potati da tempo». Perché “loro” sono qui tutte le volte che possono e non solo nelle ricorrenze, che tra l’altro vedono sempre meno giovani commemorare i propri cari e sempre meno persone acquistare i fiori ai banchetti fissi davanti ai “Tre Cancelli”. Ci sono intere zone in cui mancano le fontane, manca la corrente elettrica, la sicurezza. «Tutto sta franando, abbiamo sempre chiesto aiuto e nessuno ci ha ascoltato», ripete sconsolato Spampinato.

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Ieri la “prova generale” della nuova viabilità disposta per l’occasione non è andata malaccio: sono state tante le persone che hanno usufruito degli autobus dell’Amt in partenza dal parcheggio Raffaello Sanzio e Piazza Alcalà, non tutti pagando il biglietto, e sopportando un tragitto di almeno un’ora in mezzi stipati all’inverosimile. Così come per i bus interni al cimitero, sfruttati al massimo da chi aveva deciso di non arrivare con l’automobile fino al parcheggio di Via Divino Amore. Tra le note stonate la presenza eccessiva di zingari agli ingressi del cimitero e i pochi mezzi comunali messi a disposizione di invalidi e anziani a mobilità ridotta, così come i permessi negati per accedere con l’auto ai casi di emergenza, pur richiesti.

«Non so quanti soldi si sono presi, noi anni fa abbiamo contribuito alla realizzazione dei viali e alla messa in posa delle ringhiere, ma stanno franando e cedendo – lamenta Sebastiana Balsamo dal viale San Paolo – Nessuno viene fino a qui a pulire, dobbiamo fare tutto noi. Non sono più così giovane, cerco di fare ciò che posso. Qui ci sono i pezzi del nostro cuore, i nostri figli, come possiamo lasciarli cosi?». «Ormai siamo al fai da te – spiega Piero Lo Presti, piegato in due strappando le erbacce attigue alla tomba dei suoi cari – stiamo rischiando che tutto crolli e l’unica cosa che hanno saputo fare è mettere un nastro bianco rosso per segnalare il pericolo dove una settimana fa sono state distrutte alcune tombe. Fortuna che non c’era nessuno».

Il pericolo di crollo del muro sotto viale San Paolo «era già cosa nota – incalza Giovanni Paratore – guardi cosa c’è qui. Il muro è crollato la settimana scorsa, nessuna manutenzione. Sono anni che facciamo esposti, dalle prime incrinature del muro. Ma non sono servite a niente. La verità è che questo viale neanche doveva nascere, non senza un consolidamento almeno. Veniamo al cimitero per morire? Ora ognuno si rimpalla le responsabilità». «Siamo abbandonati – è sconsolato Antonio Grasso – il cimitero è totalmente dimenticato. Dobbiamo pensarci noi, nel nostro piccolo e quando possiamo. È il piede di fico che sta distruggendo il cemento e piano piano sta distruggendo tutto il muro che ora rischia di crollare».

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