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Catania, niente archiviazione per l’ex assessore Barbara Mirabella

Il gip non ha archiviato e ha chiesto al pm altri accertamenti

Di Laura Distefano |

Nessuna archiviazione per Barbara Mirabella. Almeno per ora. Il gip Sebastiano Di Giacomo Barbagallo ha chiesto al pm Fabio Regolo di svolgere precisi accertamenti al fine di poter escludere qualsiasi ipotesi di corruzione a carico dell’ex assessore alla Cultura del Comune di Catania nell’organizzazione di un convegno medico alle Ciminiere nel 2021. Per quelle accuse mosse dalla procura il gip dispose, in piena campagna elettorale per le Regionali 2022, gli arresti domiciliari per la candidata di Fratelli d’Italia. Mirabella poi fu scarcerata dallo stesso giudice che revocò la misura per «cessate esigenze cautelari». Così almeno si leggeva nella nota del suo difensore.

Facciamo un passo indietro. Le indagini della squadra mobile portarono a formulare una serie di imputazioni, che riguardavano anche l’ex rettore Francesco Basile. Le imputazioni di falso sono state archiviate già a febbraio dal gip, così come chiesto dal pm, ma invece sulla corruzione è stata fissata un’udienza camerale che si è svolta a maggio. E pochi giorni dopo il gip, sciogliendo la riserva, ha disposto l’integrazione investigativa dando alla procura due mesi di tempo. E facendo i conti, il tempo sta quasi per scadere.

Nella ricostruzione accusatoria Mirabella, grazie ai suoi rapporti con Basile e facendo leva sul suo ruolo istituzionale, avrebbe ottenuto dai vertici di una società che organizzava un importante congresso medico alle Ciminiere di Catania il pagamento di fatture emesse dalla società Expò srl per prestazioni ritenute non necessarie all’organizzazione dell’evento.

Nel calderone di questo bollente capo d’imputazione ci sono anche i titolari della Newcongress, la società che ha avuto il compito di organizzare il congresso della Sic. Determinante per la richiesta di archiviazione è stato l’interrogatorio proprio di Sabrina Rubeo, che ha fornito agli investigatori il contratto dove era già stabilito – e in “tempi non sospetti” – che la società avesse dovuto appoggiarsi a un’impresa locale e che la scelta di Expo era una scelta che competeva al presidente della Società di Chirurgia, ovvero Basile. Una scelta che sarebbe stata compiuta nel momento in cui sono cominciate le interlocuzioni tra le due imprenditrici.

Il quadro probatorio, alla luce di quanto emerso, cambia lettura. E quindi non ci sarebbero più i presupposti per una “prognosi” di condanna per i reati ipotizzati. Il pm, nella richiesta di archiviazione, non lesina critiche citando alcune conversazioni finite nel fascicolo. Ma una cosa è la critica, una cosa è la condotta penalmente rilevante. Da questo scenario, probabilmente il pm reitererà una richiesta di archiviazione al gip. Ma per scaramanzia nessuno vuole fare pronostici. Anche in considerazione delle indagini integrative disposte dal giudice alla prima istanza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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