CATANIA – È pieno giorno quando, in corso Sicilia, notiamo un clochard farneticare parole a caso, a volte urlando altre bisbigliando, mostrando alla gente il suo malessere e non solo. No, non è seduto sui cartoni ma su una… poltrona (!) e a coprirlo dalla vita in giù è un foulard, leggero, colorato e trasparente, così da lasciare ben visibili ai passanti le sue parti intime. Siamo in pieno centro a Catania, a due passi da via Etna, proprio davanti a una delle sedi del Banco di Sicilia, vicino piazza Stesicoro, di fronte a un chiosco sempre affollato, in una delle zone più trafficate e centrali della città, ex salotto buono della città, oggifrequentata sempre da clochard.
Ciò che lascia l’amaro in bocca, oltre alla constatazione di trovarsi di fronte a un’emergenza sociale, che c’è sempre stata ma che ora urla più forte, è il modo in cui reagisce la gente, che resta indifferente. Come se l’immagine di quest’uomo rientrasse nella normalità. Come se gli fosse stato tolto tutto, anche il senso del pudore e della dignità.
Sono tanti i disagiati che rifiutano gli aiuti e lo stare in comunità, forse proprio perché, troppo a lungo, sono stati dimenticati dalla società, che gli ha voltato le spalle quando ancora ne avevano bisogno. La colpa, quindi, non è solo loro se, in pieno giorno, si “mettono in mostra” in questo modo. E non è di certo tutta nostra, che magari proviamo a non sottolineare la loro diversità mostrandoci indifferenti. Ma, certamente, non può bastare un’ordinanza comunale che minacci lo sgombero dei barboni dalle strade per cancellare questa realtà e acquietare le coscienze.