CATANIA – Due detenute sono venute alle mani nel carcere di Catania Piazza Lanza, dove una poliziotta penitenziaria, intervenuta per sedare la lite, è rimasta ferita. Lo rende noto Calogero Navarra, segretario nazionale per la Sicilia del Sappe – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “La grave vicenda porta alla luce le priorità della sicurezza con cui quotidianamente hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria”, lamenta Donato Capece, segretario generale del Sappe, rivolgendo “solidarietà e vicinanza al Personale di Polizia Penitenziaria di Catania Piazza Lanza, che ancora una volta ha risolto in maniera professionale ed impeccabile un grave evento critico”. Per il Sindacato della Polizia Penitenziaria “lasciare le celle aperte più di 8 ore al giorno senza far fare nulla ai detenuti – lavorare, studiare, essere impegnati in una qualsiasi attività – è controproducente perchè lascia i detenuti nell’apatia: non riconoscerlo vuol dire essere demagoghi ed ipocriti. E la proposta è proprio quella di sospendere la vigilanza dinamica: sono infatti state smantellate le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali, con detenuti di 25 anni che incomprensibilmente continuano a stare ristretti in carceri minorili. Ed una soluzione va individuata anche prevedendo un circuito penitenziario ad hoc per i detenuti psichiatrici e le espulsioni dei detenuti stranieri”.
Il Sappe si rivolge al nuovo Ministro della Giustizia, Marta Cartabia: “Il nuovo Guardasigilli ha un profilo di altissimo livello e a lei chiediamo un cambio di passo sulle politiche penitenziarie. Noi confidiamo molto nel nuovo Guardasigilli e auspichiamo che abbia il coraggio che non ha avuto Alfonso Bonafede su due priorità cruciali. Il primo: ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Servono, dunque, urgenti provvedimenti a tutela della stessa incolumità fisica delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Secondo aspetto: il crescente aumento degli eventi critici in carcere, che vedono spesso coinvolti ristretti stranieri e con problemi psichiatrici”.