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Catania, inchiesta su cesareo ritardato, Pm chiede giudizio

Di redazione |

CATANIA – La Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio di tre dottoresse dell’ospedale Santo Bambino di Catania nell’ambito dell’inchiesta sul parto di un bambino nato, il 2 luglio del 2015, con gravissimi disturbi neurologici perché, secondo l’accusa, due di loro a fine turno avrebbero tardato a intervenire con un parto cesareo per non restare ancora al lavoro. Nell’ambito dell’inchiesta, coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro è stato già eseguito un incidente probatorio sui danni neurologici subiti dal piccolo. I pm hanno chiesto e ottenuto, nel marzo scorso, di estendere anche al settore privato la sospensione che nel dicembre del 2016 era stata disposta dal servizio delle dottoresse Amalia Daniela Palano (12 mesi) e Gina Currao (sei mesi). Contro la decisione del Gip è pendente un ricorso davanti al Tribunale del riesame.

Le due dottoresse sono accusate di non avere eseguito subito un parto cesareo per «evitare di rimanere a lavorare oltre l’orario previsto, nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale emersi dal tracciato e somministrato alla gestante dell’atropina per simulare una inesistente regolarità nell’esame medico». Nelle indagini eseguite dalla polizia di Stato entra anche la dottoressa Paola Cairone che, secondo la ricostruzione della Procura, «pur non essendo a conoscenza degli avvenimenti precedenti, praticava alla paziente per due volte le manovre di Kristeller, pratica bandita dalle linee guida, nonostante un tracciato non rassicurante e non contattava in tempo il neonatologo che effettuava l’intervento di rianimazione con gravissimo ritardo».

L’inchiesta è stata avviata dopo una denuncia della famiglia, che ha sempre sostenuto di «non volere pubblicità, ma soltanto verità», assistita dall’avvocato Gianluca Firrone. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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