verso le amministrative
Catania, in campo il “partito dell’arcivescovo”: «Alle elezioni non resteremo alla finestra»
Il documento in anteprima “Un Cantiere per Catania”. Nessun candidato né endorsement ma «Organizziamo la speranza»
Chi si aspetta che spunti un nuovo candidato, o magari una strizzatina d’occhio a uno degli aspiranti sindaci in campo, resterà deluso. Il “partito dell’arcivescovo” c’è e oggi scende in campo. Ma a modo suo, per «organizzare insieme la speranza». Perché, assicurano i diretti interessati, «non vogliamo restare alla finestra a guardare, né fermarci alla lamentela». È questo il senso del documento “Un Cantiere per Catania”, che La Sicilia ha consultato alla vigilia della presentazione ufficiale di oggi in Arcivescovado. Alla presenza di monsignor Luigi Renna, dall’ormai celebre monito del quale parte quello che viene definito un «discernimento».
All’evento, fra gli altri, ci sarà l’ex prefetto Claudio Sammartino, che in molti, in queste convulse settimane di toto-nomi per Palazzo degli Elefanti hanno indicato come portavoce ideale delle istanze emerse con forza nell’omelia dell’arcivescovo per Sant’Agata. Ma non sarà lì per una super candidatura “griffata” dalla chiesa catanese: è il primo firmatario del documento proposto da «alcuni laici cattolici, adulti e giovani, dell’Arcidiocesi diCatania, in collaborazione con l’Ufficio della Pastorale sociale e il Lavoro».
Assieme a Sammartino ci sono docenti universitari (Agatino Cariola, Saro Faraci, Rosario Sapienza e Pippo Vecchio), giornalisti (Giuseppe Di Fazio), esponenti di parti sociali e associazioni di categoria (Maurizio Attanasio e Luciano Ventua) e naturalmente tutti gli esponenti di spicco dell’Arcidiocesi. Me nel lungo elenco dei proponenti (che pubblichiamo integralmente in un box della pagina) ci sono anche i giovani di “Un Cantiere per Catania”, fra i quali spicca il segretario di CittàInsieme, Mirko Viola, e un lunghissimo (e molto influente) elenco di rappresentanti di aggregazioni laicali della Consulta diocesana: da Comunione e Liberazione ai Focolari, passando per Sant’Egidio e Rinnovamento nello Spirito, fino ad Acli, Agesci e Azione cattolica.
Il punto di partenza delle 32 pagine è inequivocabile: «Catania sembra immersa nel buio della notte. Una Città “piena di macerie”, stanca, sfiduciata e rassegnata». Eppure si vive «una condizione di dicotomia». Da una parte «l’umiliazione patita per il dissesto finanziario, l’assenza di un sindaco da oltre 12 mesi, il degrado ambientale, che è sotto gli occhi di tutti, la diffusa illegalità, l’aumento della devianza minorile, la disoccupazione, la povertà economica, educativa e abitativa, l’abbandono che dalle periferie si estende al centro e altri mali sociali», ma dall’altra «una straordinaria opportunità, rara, in quanto destinataria di numerosi e ingenti finanziamenti e investimenti pubblici e privati, che dovrebbero proiettarla in una dimensione di crescita complessiva».
Nel chiaroscuro echeggiano le parole di monsignor Renna. Il documento le ricorda esplicitamente in più parti. Come rispondere a questo inequivocabile monito? «Non ci interessa indicare un partito o dei nomi di candidati, ma piuttosto suggerire un criterio di giudizio che parta da un lavoro già in atto». Si parte dal documento “Non possiamo tacere”, presentato lo scorso 5 settembre nel pieno della campagna elettorale, in cui Catnia mostrava già «un volto stanco e rassegnato», Ma si (ri)parte anche dalla constatazione che «ci sono tanti nostri concittadini che si impegnano per costruire una Città più bella, più a misura d’uomo, e per superare le antiche e nuove divisioni fra centro e periferie degradate».
Ecco, proprio da qui si entra nel cuore della pars construens del documento, «per dare voce a tutte queste variegate esperienze in atto» che «vedono protagonisti cattolici e laici impegnati in enti di volontariato o di terzo settore, imprese sociali, cooperative, associazioni culturali e caritative». Questo è il senso del “Cantiere per Catania”, in cui il metodo di lavoro diventa già programma. A partire da «una nuova alleanza fra le generazioni e fra i quartieri», perché «le priorità del nostro Cantiere sono appunto rendere i giovani protagonisti del loro futuro qui a Catania, anziché assistere passivamente alla loro fuga verso il Nord o verso l’estero, e favorire una piena integrazione, dentro uno sviluppo armonico, fra le diverse zone della città».
E, giusto per chiarire il concetto: «Non vogliamo che Catania resti ancora in testa alla classifica italiana per la dispersione scolastica e per la devianza minorile».
Poi il secondo concetto forte: la partecipazione dei cittadini, «reale, consapevole e fattiva». Per entrare nel dettaglio, fuori dagli equivoci: «Vogliamo un’Amministrazione comunale più avanzata e innovativa, aperta alla collaborazione e al contributo dei propri cittadini. In altri termini vogliamo una Amministrazione condivisa». Nel documento si elencano «alcune proposte» concrete sui modelli di partecipazione soprattutto in materia di welfare, sostegno alle famiglie, istruzione e formazione, rifiuti e ambiente. Ma si va oltre, parlando di infrastrutture, waterfront, società partecipate, start up giovanili.C’è tanta roba. Potrebbe essere il programma di un candidato sindaco, ma per il “partito dell’arcivescovo” è soltanto la «consapevolezza» di «vivere le prossime elezioni amministrative e condividere con quanti lo vorranno il “Cantiere per Catania”».
Per essere ancora più espliciti: «A differenza della precedente campagna elettorale, basata su slogan, ci piacerebbe sentire dibattere i candidati sui loro programmi concreti e sentire cosa rispondono alle questioni e alle proposte da noi sollevate». Un invito aperto a tutti gli aspiranti sindaci. Ma con una precisa bussola: «Una nuova generazione di laici cristiani impegnati, è ciò di cui ha urgente bisogno la politica. In altri termini, auspichiamo che, nell’imminente competizione elettorale, siano presentati volti nuovi, non solo esteriormente o anagraficamente, ma anche nuovi dentro, perché alla base di un rinnovamento politico ci deve essere sempre un rinnovamento etico personale».E, come si dice: chi ha orecchie per intendere…Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA