CATANIA – Il sindaco di Catania Enzo Bianco non ha esitato «il più ampio giardino verticale pubblico d’Italia dopo quello di Milano». Stiamo parlando del nuovo prospetto del Tondo Gioeni inaugurato ieri dal primo cittadino. Una fontana ornamentale realizzata utilizzando le pietre caratteristiche della Sicilia e i loro colori: il nero del basalto lavico, il rosa dei marmi di Custonaci, il bianco della pietra comisana. Il tutto circondato da due giardini pensili. L’opera vuole essere una sorta connessione tra il centro settecentesco di Catania e la città attuale, in quanto la fontana si ispira a quella dell’Amenano, chiamata dai catanesi l’acqua a linzolu, che si trova in piazza Duomo, all’inizio della via Etnea, mentre questa sta alla fine di questa grande strada che rappresenta il cuore di Catania.
Può piacere o meno la nuova fontana di via Etnea, ma va riconosciuto che rispetto al muraglione di cemento che c’era prima è un miglioramento. E poi di notte, tutta illuminata, fa un certo effetto. Il problema è che si tratta della classica “cattedrale nel deserto”. Tutto intorno alla luccicante fontana infatti l’abbandono è totale. Nelle aiuole della rotonda al centro del nodo Gioeni non c’è infatti un filo di verde pubblico, i rifiuti fanno bella mostra tra le poche piante spontanee che crescono nella sciara, tubi spaccati emergono dai muri residui del vecchio Tondo Gioeni, cordoli divelti in mezzo alla strada. Per non parlare dei marciapiedi che scorrono dallo stesso lato della fontana. Sterpaglie, sporcizia, niente pavimentazione, tondini di ferro di vecchi lavori murari che emergono dal terreno mettendo a rischio anche l’incolumità dei passanti.
Così anche la bellezza della fontana passa in secondo piano.