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il caso

Catania, il fantoccio di via Gualandi: le ipotesi degli investigatori e il possibile “movente”

La polizia scientifica e la digos stanno effettuando i rilievi, social al setaccio

Di Luisa Santangelo |

Il manichino impiccato appeso al ramo di un albero in via Don Gnocchi, in prossimità dell’incrocio tra via Fratelli Gualandi e via Abate Silvestri a Trappeto nord, ha fatto una certa impressione. A portarlo via, intorno alle 12 gli agenti della polizia scientifica, intervenuti sul posto assieme alla Digos. Il presidente del IV Municipio, Rosario Cavallaro, è andato in questura a sporgere denuncia contro ignoti.L’atto d’accusa era affidato a un cartello attaccato al petto del fantoccio vestito di bianco. «Cara amministrazione comunale, per avere un po’ della tua attenzione bisogna fare questo?». Un riferimento molto chiaro, con un destinatario esplicito e lontano dal quartiere, sul quale adesso indagano le forze dell’ordine. «Ho sentito il sindaco prima di andare a denunciare, mi ha detto di andare avanti», racconta il presidente Cavallaro.«Nessuno si è preso la responsabilità del manichino, ma c’è un clima di attacco nei confronti delle istituzioni. Ci sono dei residenti che lamentano, per esempio, la mancata cura del verde. E mentre ero lì qualcuno diceva che proprio la potatura di quell’albero, ormai pericoloso, era stata richiesta da tempo», continua il presidente. Il manichino, insomma, non ha niente a che vedere, secondo lui, con l’esplosione del 21 gennaio a causa di una perdita di gas a poche centinaia di metri di distanza, sul troncone di via Gualandi che comincia in via Galermo.«L’ho detto anche in questura: penso che qualche residente abbia tentato fare spettacolo, come avviene in questi giorni sui social. Però senza alcuna ironia e senza capire che le responsabilità non sono mie». Il riferimento di Cavallaro è ai video che i consiglieri di Municipio Giuseppe Zingale e Giuseppe Giustolisi (ex vicepresidente proprio di Cavallaro) hanno realizzato e pubblicato su TikTok, per esempio navigando con una tavola da surf in via Barriera, dove il mancato deflusso dell’acqua piovana provoca pericolosi allagamenti. Dal surf all’impiccagione, però, c’è una certa differenza.«Siamo totalmente estranei ai fatti – replica il consigliere Zingale – È un gesto bruttissimo, non so chi abbia potuto farlo. Forse qualche residente esasperato che cerca così di attirare l’attenzione, visto che là da 40 giorni manca l’illuminazione pubblica ancora a causa dell’esplosione di fine gennaio».Zingale e i colleghi della più ferma opposizione a Cavallaro si sentono accusati di complicità nel macabro messaggio alla politica cittadina. «Speriamo che si scopra presto chi è stato e che venga punito», conclude il consigliere di Municipio.

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