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Catania, il dissesto e la ragazzina disabile che, senza assistenza, non potrà andare in gita

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – La storia della ragazzina disabile di 14 anni che probabilmente, con l’interruzione del servizio di assistenza (a causa dell’assenza di fondi del Comune), non potrà andare alla gita scolastica, segna pienamente l’immagine di una città in ginocchio per il dissesto, dove alcuni servizi essenziali sono ormai appesi a un filo labile di speranza rivolto verso quelle istituzioni che fanno finta di non capire cosa stia accadendo in città e cosa potrebbe accadere in estate se non arriveranno risposte certe e concrete. Ora, ammesso e concesso che la causa del dissesto sia ancora da ricercare nella mala politica che non ha saputo o non voluto amministrare (responsabilità che ancora a distanza di quasi un anno dal pesante dossier della Carte dei Conti non sono ancora state accertate dagli organi inquirenti) quello che era prevedibile e fa più rabbia è che il peso del fallimento stia cominciando a ricadere principalmente sulle persone più deboli.

Ma forse quello che non tutti sanno è che la “dead line” deve ancora arrivare e porta la data del 23 luglio. Se entro quel giorno non saranno arrivate le risposte che si attendono da Regione e Stato per il Comune di Catania sarà la paralisi totale. Catania, infatti, ha usufruito a gennaio, attraverso una legge del Tuel riservata ai Comuni in dissesto, di una ulteriore anticipazione di Tesoreria pari ai 2/12 per affrontare i primi mesi di crisi. La somma che Catania ha ottenuto è pari a 66 milioni che da gennaio ad oggi sono serviti per andare avanti. Il nodo è che la legge impone la restituzione di queste somme entro 6 mesi, proprio entro il 23 luglio di quest’anno. Ora senza provvedimenti legislativi che invertano la rotta finanziaria, il tesoriere sarà legittimato per legge a incamerare queste somme a partire da questa fatidica data. Resta chiaro che in assenza di risorse, che il Comune al momento non ha assolutamente, la Tesoreria incasserà sino a coprire i 66 milioni di anticipazioni qualsiasi versamento sarà effettuato al Comune, compresa la somma dei trasferimenti. Insomma in estate Catania rischia davvero la catastrofe e i nodi stanno venendo al pettine pian pano, giorno dopo giorno, partendo dalle fasce più deboli.

Certo in questo clima rovente, fa specie lo scontro tutto regionale sui ritardi dell’assemblea regionale nell’approvare il Fondo di solidarietà riservato ai Comuni in dissesto. Fondo che porterebbe a Catania all’incirca 30 milioni per pagare gli stipendi. E stupisce il disinteresse del governo centrale verso una città che rischia di ritrovarsi con una bomba sociale ad orologeria se non arriveranno alcune risposte all’appello lanciato dal sindaco Pogliese e dal vicesindaco Bonaccorsi che hanno chiesto al governo alcuni provvedimenti urgenti, come lo stop alla restituzione delle anticipazioni alla tesoreria per i cinque anni del dissesto, la rinegoziazione degli interessi dei mutui e la moratoria di tutte le rate dei prestiti per cinque anni.

Il Comune chiede di poter programmare il futuro senza incidere sullo stato sociale e fare “macelleria ” soprattutto nelle società Partecipate che insieme ai Servizi sociali sono il prossimo settore dove potrebbe presto impattare la crisi di liquidità. Con i tre provvedimenti, invece, l’amministrazione, al contrario, “libererebbe” 50 milioni di risorse per procedere a varare un bilancio riequilibrato senza lacrime e sangue e programmare il futuro con calma partendo da una forte lotta all’evasione e facendo fede nei risparmi che arriveranno dai pensionamenti che da qui a cinque anni varranno all’incirca 40 milioni. Ma la domanda che sorge spontanea è questa: iI forti apparati finanziari coinvolti in questi provvedimenti legislativi saranno disposti a cedere un po’ di territorio?COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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