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Catania, Consiglio “partorisce” il nuovo Masterplan sull’aeroporto: non mancano le perplessità

L’aggiornamento del piano aeroportuale è stato approvato da un’aula in cui sembra essere tornata la calma

Di Luisa Santangelo |

È tornata la pace, almeno così sembra. Perché il Consiglio comunale di Catania, che nelle ultime settimane non era stato esattamente il luogo della concordia del centrodestra, ha ufficialmente dato il parere positivo all’aggiornamento del Masterplan 2030 dell’aeroporto Vincenzo Bellini di Catania. Ha detto sì con 22 presenti e 22 favorevoli, dopo molte polemiche su tempi e scadenze. Assenti, in blocco, Pd e Movimento 5 stelle, che per votare avrebbero voluto più tempo e una serie di chiarimenti.

La votazione

Erano le 22,19 esatte quando l’aula consiliare ha dato il via libera all’aggiornamento del piano di sviluppo di Fontanarossa. Un documento presentato dalla Sac, la società che gestisce lo scalo etneo, e sul quale il Consiglio poteva giusto dare «parere», appunto, perché l’approvazione spetta alla Regione. Una volta che Palermo darà la sua risposta, quello che c’è scritto dentro costituirà una variante urbanistica al piano regolatore vigente.

Le iniziative da intraprendere

Per tradurre dal burocratese: nel Masterplan sono incluse delle aree, prevalentemente a sud e a ovest, «su terreni in parte agricoli e in parte sopra lo scalo ferroviario di Bicocca», su cui si dovrà realizzare l’ampliamento dell’area aeroportuale. «Sono queste zone nuove quelle in variante, perché non erano incluse nel precedente Masterplan, votato dal Consiglio nel 2005 e dalla Regione nel 2007», spiega Paolo La Greca, vicesindaco e assessore all’Urbanistica. La precisazione del professore serve per sanare i dubbi su una questione fatta emergere, in commissione, dalla consigliera Mpa Serena Spoto. È lei ad accorgersi che le tavole del Masterplan non tenevano conto dell’esistenza di alcune abitazioni del Villaggio Santa Maria Goretti: una cinquantina di appartamenti, ex o attualmente Iacp, indicati come «verde privato o zona L» ma, di fatto, case. «Per realizzare quelle schede – puntualizza La Greca – sono state utilizzate tavole del 1978». Che, però, non tenevano conto dello stato di fatto del quartiere. E nemmeno del Masterplan per come approvato nel 2007, di cui quello attuale è un aggiornamento, nel quale quelle aree erano già vincolate all’esproprio per finalità di pubblica utilità.

La prossima mossa

È quello delle future espropriazioni uno dei punti caldi toccati dall’aula. «Quando si parla della casa delle persone mi scaldo – comincia Graziano Bonaccorsi, capo del gruppo Misto ed esponente del Movimento 5 stelle – La delibera contiene dei vizi: si parla di approvazione, ma noi per legge possiamo solo dare un parere. E poi mancano il progetto esecutivo e il cronoprogramma: le persone che manderemo via di casa, quando dovranno andarsene? Lo sappiamo?». Perplessità del tutto simili a quelle esposte da Maurizio Caserta, capogruppo del Partito democratico: «Vogliamo vedere, con una chiarezza che al momento non c’è, su cosa interverremo: quali saranno le aree cittadine che cambieranno destinazione d’uso? Qual è il complesso degli espropri che saranno previsti?». E poi, suggerisce ancora Caserta: «Leggiamo di 600 milioni di euro di investimenti. Ma possiamo sapere chi dovrà farli e attingendo a quali risorse?».

La maggioranza ritrova la pace

La maggioranza si ritrova, di nuovo, compatta. Ascolta il vicesindaco La Greca, il direttore dell’Urbanistica Biagio Bisignani, incassa tre emendamenti dell’amministrazione (tra i quali quello sull’«accompagnamento sociale» sia per i proprietari degli immobili sia per gli assegnatari di alloggi di edilizia popolare da espropriare e quello su una progettazione della viabilità dell’asse dei servizi) e l’accoglimento di tutte le proposte di modifiche più lievi. Sì anche a un ordine del giorno dell’Mpa sull’«integrazione di un piano idrico sostenibile» per la rinaturalizzazione dell’Acquicella. M5s e Pd vanno via e il voto va liscio.Il Masterplan prevede una nuova pista da tre chilometri, quella vecchia trasformata in una «taxi way», l’abbattimento del Terminal Morandi e infrastrutture per reggere fino a 20 milioni di passeggeri.

Su progetti e tempi, tocca a Sac ed Enac. Per l’approvazione vera e propria, invece, la palla è ora alla Regione.

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