Il sit-in
Catania, il 4 novembre celebrato in modo alternativo: associazioni in piazza per la pace
«Si tenta di normalizzare un fatto grave come la guerra invece va seminata la pace». Un’altra realtà. Il richiamo alla Costituzione e l’orrore per i bombardamenti affidati alle donne
Una celebrazione alternativa del 4 novembre, data in cui si ricorda la fine della Prima Guerra Mondiale e che oggi il Governo Meloni vuole esaltare come la giornata delle forze armate. Una posizione che le associazioni pacifiste catanesi criticano con fermezza ritenendo questo approccio una campagna propagandistica che tende a normalizzare la guerra e a prepararvi le nuove generazioni. Invece, hanno spiegato i manifestanti al sit-in tenutosi nel pomeriggio in piazza Stesicoro, la Grande Guerra è stata, con le parole di Papa Benedetto XV, “un’orrenda e inutile carneficina”. Lasciò 10 milioni di morti, altri milioni di mutilati e feriti, aprì le porte alla Spagnola e poi al fascismo che a sua volta portò alla Seconda Guerra Mondiale.
«Per questo – esordisce Nino De Cristofaro dei Cobas Scuola – ci preoccupa che il ministero della Difesa consideri il 4 Novembre un’occasione per andare nelle scuole per celebrare le forze armate e che abbia allestito un Villaggio della Difesa dove insegnano ai giovanissimi la bellezza della guerra, dove fanno vedere come si sminano i territori dalle micidiali armi antiuomo che l’Italia produce e vende nel mondo. Ci preoccupa che a Milano facciano provare agli studenti come si usano i manganelli, tra l’altro facendo indossare magliette rosse alle persone da colpire». No, ripetono tutti gli intervenuti, «non c’è niente da festeggiare, tanto meno in questo periodo in cui tentano di farci abituare al genocidio dei palestinesi e ci spingono, come dice Papa Francesco, verso la terza guerra mondiale che rischia di distruggere il pianeta perché sarà una guerra nucleare». E Luca Cangemi incalza. «I conflitti in Ucraina e in Palestina, allargati al Libano, alla Siria e all’Iran, tendono ad unificarsi per la determinazione degli Usa e dei loro alleati a mantenere la propria egemonia. Ci sono tanti interessi materiali in gioco, a partire dalla produzione delle armi. L’Italia è all’interno di questi meccanismi con l’industria Leonardo e con i rapporti di quest’ultima con gli Usa e Israele. A questo contribuisce anche la militarizzazione sia delle università, con gli accordi di ricerca con l’industria della difesa, sia delle scuole con i tirocini fatti in caserma e le visite entusiastiche alle basi militari». «Eppure – ricorda Salvatore Distefano – la nostra Costituzione, all’art. 11, dice che l’Italia ripudia la guerra. Non è un caso che al governo ci siano gli eredi dei fascisti». E le femministe della Città Felice si dicono addolorate per l’inclusione delle donne nella cultura bellicista delle forze armate e all’idea che donne pilota possano sganciare bombe contro le popolazioni. «Danno un messaggio mortifero – commenta Anna Di Salvo – perché la guerra è distruzione, è l’opposto del senso della vita e della gioia della vita».
Per tutti questi motivi i manifestanti ripetono che «ieri come oggi l’unico modo per affrontare i problemi del mondo è la pace. Insegniamola in tutti i luoghi in cui lavoriamo, nelle scuole, nelle università, nei giornali. Un’altra realtà è possibile».
Alla manifestazione – preceduta domenica da un flash-mob di Emergency nell’ambito della campagna nazionale “Ripudia” (la guerra) – hanno aderito: Associazione Comunista Olga Benario, Anpi, Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese, Catanesi Solidali con il Popolo Curdo, Cobas, Femministorie, Generazioni Future, La Città Felice, Lhive, Msa-Movimento Siciliano d’Azione, Pax Christi, Pci, Pcl, Pmli, Rete La Ragnatela, Rifondazione Comunista, Sinistra Italiana, Ugs, Usb.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA