Catania – L’Hard Rock Cafè, presente nelle città più importanti del mondo, agli inizi degli anni Duemila ebbe una sfortunata parentesi anche a Catania. Nacque infatti l’Hard Rock Cafe Sicilia, una srl appositamente costituita per gestire il noto e caratteristico ristorante bar discoteca nella zona del porto. Una presenza però che non fu vincente e che non durò molto. La sua storia culminò con il fallimento della società, sancita con sentenza del Tribunale di Catania il 9 ottobre del 2009. Undici anni dopo, il 10 aprile scorso, una nuova sentenza del Tribunale etneo (presidente del collegio Mariano Sciacca, giudici Vera Marletta e Giorgio Marino, relatore) è stata emessa su richiesta della Curatela di allora (rappresentata dall’avvocato Gaetano Cucuzza) e mossa contro amministratori, soci finanziatori e sindaci di quella società di gestione per quelli che furono definiti i gravi illeciti commessi nell’esercizio delle loro funzioni. I giudici hanno emesso per alcuni di loro condanna di risarcimento dei danni arrecati alla stessa società e ai creditori, quantificati nella richiesta della Curatela in oltre 4 milioni e settecentomila euro.
Soci di maggioranza e proprietari dell’Hard Rock Cafè Sicilia furono i titolari della Biauto Spa, (posta in liquidazione) per il 75 % del suo capitale nelle persone di Alessandro Salvatore Biuso, Salvatore Biuso e Rosario Massimo Biuso. Tra le accuse mosse, anche a causa del loro doppio ruolo, quello di avere sottratto varie risorse finanziarie percepite dalla Hard Rock Cafè Sicilia in favore delle altre società del gruppo, causando così il definitivo tracollo economico della società fallita e un grave pregiudizio per i creditori. Alla luce della documentazione degli atti e della consulenza del Ctu, lo scorso 10 del mese il Tribunale, sezione specializzata in materia di impresa, ha condannato Biuso Alessandro Salvatore, Biuso Rosario Massimo, Biuso Salvatore, Geraci Helena e Geraci Sarah (quali eredi beneficiate di Geraci Alberto), Arena Giovanni, Valtorta Lorenzo e Aiello Andrea, al pagamento della somma complessiva di 1.206.174 euro e al solo Alessandro Salvatore Biuso l’ulteriore somma di 1.165.655 euro oltre ad accessori e spese legali.
Rigettate invece le richieste di risarcimento per Alfio Consoli (difeso dagli avvocati Dario Seminara e Vincenzo Sanfilippo dello studio Seminara & Associati) e per Salvatore Rannisi (difeso dall’avvocato Sergio Cacopardo) entrambi con il ruolo di sindaci e per il socio finanziatore Francesco Landolina (difeso dall’avvocato Nicola Addario). La Curatela è stata condannata a pagare le spese per 12mila euro oltre ad accessori per ognuno dei tre.