Catania
Catania, Experia senza collaudo e chiuso 7 anni e mezzo dopo lo sgombero
L’auditorium è sbarrato, tecnicamente un cantiere, sebbene i lavori siano finiti da tempo. E, poiché ci sono attrezzature di pregio, è stato necessario garantire una vigilanza per evitare le continue effrazioni con furto, ben 12 durante l’anno di lavori, nonostante la videosorveglianza. L’ex cinema è stato trasformato in un auditorium per 220 posti – con sedie fisse cui sono collegate le bocchette della climatizzazione, dunque inamovibili – una sala proiezione, schermo mobile, sistema di traduzione simultanea Hi Fi, pannelli fono-assorbenti per garantire l’ascolto.
Tutto bello e inutilizzato, nonostante l’Ersu – l’Ente regionale per il diritto allo studio cui è destinato l’auditorium – ne solleciti la consegna ormai da due anni con reiterate lettere alla sovrintendenza che, come detto, ha redatto il progetto e realizzato i lavori. Il presidente Ersu Alessandro Cappellani dice di non sapere più cosa fare. Nel sopralluogo, fatto l’anno scorso con i funzionari della sovrintendenza, ha avuto modo di constatare che, come denunciato dall’Associazione musicale etnea, dalle ultime file non si vede il palco. Per l’acustica – da quella definita pessima – invece, aspetta che si faccia il collaudo. E i problemi non finiscono qui. Allora la sovrintendenza comunicò che c’erano grandi difficoltà a realizzare la necessaria cabina Enel e che dunque per il funzionamento dell’impianto elettrico si sarebbe dovuto fare ricorso ad un gruppo elettrogeno. Soluzione che l’Ersu ritiene inaccettabile nel 2017. Per questo, per trovare possibili soluzioni al problema, il presidente ha messo a disposizione della sovrintendenza gli ingegneri del proprio ufficio tecnico, ma anche questa proposta è caduta nel nulla.
Ancora. All’esterno, nell’area dove c’era l’arena – che l’Ersu vorrebbe ritornare ad utilizzare – sono stati piantati alberi di agrumi e prato e questo ne limita, e forse impedisce, l’uso come cineforum, come sede dell’iniziativa «Learn by movies» (imparare le lingue attraverso i film in originale) o di una summer school. Ma il problema principale è che l’auditorium non è stato ancora collaudato e senza collaudo l’Ersu non può e non vuole prenderlo in consegna anche perché, se ci fossero interventi da fare, non avrebbe le risorse per provvedere.
Così questo spazio – per il quale sono stati spesi quasi 3 milioni di euro grazie ai fondi europei Po-Fers 2007-13 – resta inutilizzato. «Ed è grave – commenta il presidente Ersu Cappellani – perché abbiamo fatto un accordo con l’Università affinché questa si faccia carico dei costi della sorveglianza, mentre noi metteremmo l’auditorium a disposizione dell’ateneo per seminari, convegni e iniziative varie. Ma se non ce l’assegnano non possiamo fare nulla». E il direttore dell’Ersu, Valerio Caltagirone, rileva che, «per fortuna, il contratto di vigilanza è stato rinnovato fino a dicembre». Ma ammette che il problema è serio. «Se l’auditorium non è completato sotto tutti gli aspetti non lo possiamo prendere in consegna».
Che succede? La sovrintendete Mirella Patané cerca di tranquillizzare gli animi. «Dopo tre sopralluoghi, l’ultimo dei quali lunedì scorso, ci sono gli elementi per un collaudo tecnico-amministrativo parziale che è in corso di redazione. Mentre è stato rinviato per quegli elementi per cui il procedimento non avrebbe avuto esito positivo. La ditta dovrà provvedere e dopo l’estate, tra settembre e ottobre, ci sarà il collaudo definitivo».
Eppure i problemi evidenziati dall’Ersu rimangono immutati. La cabina elettrica – dice la sovrintendente – non si farà perché «realizzarla non sarebbe stato indolore. L’Enel avrebbe installato una cabina, a servizio di più utenti, in una porzione dell’immobile e questo avrebbe creato pregiudizio. Durante un sopralluogo i tecnici Enel hanno valutato che si può usare una vecchia utenza del cinema e fare una voltura all’auditorium». Tradotto. Il sistema dovrà funzionare con il gruppo elettrogeno, proprio quello che l’Ersu non vuole ritenendola una soluzione inadeguata e rumorosa. Opinione che la sovrintendente non condivide. «L’ingegnere che ha fatto da supporto alla nostra scelta ci ha detto che il gruppo elettrogeno risolve il problema». Nessun intervento neppure sulle ultime file di sedie perché, a suo avviso, «é una loro opinione che non si veda il palco», e così pure sull’acustica che considera a posto «perché si tratta di un auditorium fatto solo per l’ascolto della parola». Posizione già contestata in passato dall’ex sovrintendente Campo secondo cui la legge parla espressamente di teatro e di musica. Niente da fare neppure per l’esterno dove «abbiamo voluto fare una rifunzionalizzazione della memoria, uno spazio che non è pensato perché vi si faccia un cineforum». Posizione ardua da sostenere e una contraddizione in termini: una rifunzionalizzazione senza funzione. E la dott. Patanè ne è consapevole tanto che, dietro obiezione, specifica: «abbiamo ereditato un progetto che, dunque, va rispettato».
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