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Plaia ancora sporca e viale Kennedy al buio: se Catania dimentica che l’estate è alle porte

L'allarme dei gestori degli stabilimenti balneari. E c'è anche una questione sicurezza: Vulcano luoghi degli "scambisti"

Di Maria Elena Quaiotti |

La stagione estiva è davvero alle porte, anche se si è ancora in attesa che, ad esempio, le luci si accendano sul viale Kennedy. In senso letterale, perché i lampioni ormai installati da tempo in tutta la lunghezza sono ancora inesorabilmente spenti e nessuna notizia in merito arriva dal Comune. «È vergognoso» dichiarano all’unisono gli operatori balneari, poiché è evidente che garantirebbe un senso di sicurezza in più, specie di sera. Invece viale Kennedy, pur sottoposto di recente a un più che mai necessario “restyling”, è e resta un “buco nero”. Per questo, ma anche per altri aspetti.

Chi pulisce?

Fermo restando l’operosità sia di chi gestisce le spiagge libere (i lavori per l’allestimento sono in corso e lunedì alla numero tre, “Stromboli” si inizierà con la preparazione dell’area dedicata ai cani), ma anche degli stessi titolari dei lidi (alle prese con un ritardo inevitabile dopo i danni dell’ultima mareggiata e che garantiscono l’apertura degli stabilimenti venerdì 9 giugno), l’aspetto che più salta agli occhi è la mancata pulizia straordinaria dai rifiuti accumulati nel corso dei mesi.Lo avevamo denunciato su queste pagine già nel mese di marzo, ma anche ad aprile e maggio, a noi si era aggiunta la segnalazione alla polizia ambientale degli stessi residenti e attività qui insediate, con la richiesta al Comune di intervenire, subito. Ad oggi però, inizio giugno, ancora niente si è mosso, e lo “spettacolo” è – anche questo – vergognoso. Senza contare il rischio incendi non così tanto latente, riferito alla presenza dei rifiuti, ma anche alla cura della vegetazione, responsabilità sì dei privati, ma anche delle istituzioni competenti.

Vulcano abbandonata

Una delle aree sotto osservazione per la presenza di tonnellate di rifiuti di ogni genere resta quella di fronte alla spiaggia libera numero due, la “Vulcano”, area che in estate viene utilizzata come parcheggio e dove, come ha rivelato una recente inchiesta de “Il Pezzo Etneo”, si assiste di giorno, di sera e notte a un via vai interminabile di “scambisti”. Mancata igiene e salubrità dell’area a parte, è la totale assenza di controlli che impressiona. Si tratta, a tutti gli effetti, di una “zona franca” dove ognuno può fare quello che vuole. È davvero accettabile?

La balneabilità

Capitolo acque: a Cesenatico, per esempio, è Arpa che ne certifica la qualità per stabilire o meno la balneabilità; in Sicilia l’Agenzia regionale per l’ambiente invece non è in grado di monitorare periodicamente i principali corsi d’acqua che sfociano alla Plaia, limitandosi, come da Arpa Sicilia stessa ammesso, al fiume Simeto. Su Acquicella, Forcile e Arci i prelievi e le analisi vengono quindi effettuate solo da Asp, che rileva la presenza o meno di sostanze organiche (enterococchi, escherichia coli e batteri coliformi) ma non altre sostanze inquinanti. Il canale Arci, che attraversa la zona industriale e costituisce il più concreto rischio di inquinamento industriale del mare, è comunque appena stato sbarrato da Sidra all’altezza dell’ex casa cantoniera sullo stradale Primosole (Ss 114) con una base di blocchi di cemento ricoperti da sabbia e le acque deviate. Ancora ieri però le acque residue non avevano ancora finito di defluire a mare per consentire di ricoprire il “letto” scavato sulla spiaggia con la sabbia. Sarà quindi questione di poco anche se, considerato che da decreto della Regione siciliana si stabilisce l’inizio della stagione balneare dal primo maggio, ci si aspettava si intervenisse ben prima. Il corso dell’Arci in fase di svuotamento è visibile subito dopo lo sbarramento e ha il “vantaggio” di mostrare ad occhio nudo la condizione dell’alveo, che dovrebbe suggerire di approfittare del periodo forzato di secca per la ripulitura e manutenzione.

Il Forcile

Altro discorso va fatto per il Forcile, che a differenza dell’Arci non viene sbarrato e troppo spesso diventa fonte di inquinamento, come si vede dalla foto scattata giovedì: in questo caso la causa dell’inquinamento è essenzialmente umana, ci sono punti del percorso infatti nei quali chiunque potrebbe (e evidentemente lo fa) scaricare, illegalmente, di tutto con la certezza di non senza essere “beccato”. Un minimo di coscienza in più non guasterebbe, per non parlare dei controlli.Infine, i trasporti pubblici: non si sa ancora quando verrà potenziata la linea D di Amts che da piazza Borsellino arriva alla Plaia, l’unica cosa certa è che ancora quest’anno tante fermate non saranno adeguatamente segnalate e delimitate, l’attesa, la salita e discesa dei passeggeri sarà tutt’altro che sicura…COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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