Catania – Paradossale per non definirlo strano e per certi versi sospetto. Fatto sta che stamane, all’hotel Nettuno prescelto dall’Ordine per avviare le votazioni per il rinnovo delle cariche dei medici, non si è riusciti neanche a costituire il seggio e intorno a mezzogiorno ai commissari non è rimasto altro che definire chiusa la sessione e rinviare a data da destinarsi l’elezione dell’Ordine.Così si chiude mestamente una vigilia del voto che è stata caratterizzata dalle due liste contrapposte, quella del professore di Otorinolaringoiatra del Policlinico Igo La Mantia, denominata “Ordine” e quella che fa capo al chirurgo oncologico dello Iom, Giorgio Giannone denominata “Ricostruiamo”.
I fatti sono questi. Intorno alle 8,30 i commissari hanno dichiarato aperta la votazione, ma in primis bisognava comporre il seggio elettorale e sarebbero serviti 4 membri titolari più quattro sostituti ma, sembra da quello che abbiamo appurato – che col passare del tempo ci si è resi conto che non c’erano 8 titolari per poter dichiarare aperta la votazione. A questo punto nell’imbarazzo generale i commissari hanno atteso per diverse ore e alla fine hanno chiuso la seduta.
Non si sa quali siano le motivazioni alla base della scelta di non comporre il seggio. Se si sia trattato di un difetto di interpretazione delle due liste, oppure dietro si celi qualcosa. Alla vigilia del voto, comunque la lista “Ricostruiamo” del dott. Giannone aveva espresso la volontà di non procedere col voto e invitare gli scritti a recarsi alle urne in seconda convocazione, visto che sdarebbe stato difficile il raggiungimento del quorum previsto di circa 4800 aventi diritto, per permettere di andare al voto con un quorum più basso e non arrecare danno soprattutto ai medici che sarebbero dovuti venire alle urne dalla provincia per ben due volte. Ma alla fine non solo non si è votato per il primo turno, ma la votazione è stata annullata del tutto. Cui prodest?
Aggiornamenti e approfondimenti sul colpo di scena saranno riportati nella seduta del giornale di domani mattina.
Intanto continua a tenere banco la questione della Fondazione della quale oggi il giornale si occupa approfonditamente. In sintesi il ministero della Salute è intervenuto con una nota sulla Fondazione ritenendo legittima la decadenza degli organismi. «In riferimento alla segnalazione pervenuta – scrive il ministero in una nota inviata due giorni fa ai commissari – ne deriverebbe che, essendo venuta meno la componente medica del consiglio direttivo dell’Ordine dei medici, dovrebbe contestualmente considerarsi decaduto anche il Consiglio direttivo della Fondazione…». A scrivere ai commissari, Salvatore Amato, Renato Mancuso e Marcello Iacopino è il direttore generale del ministero della Salute, Rossana Ugenti, che alla fine chiede ufficialmente ai responsabili dell’Ordine commissariato «di voler garantire il ripristino della legalità sino all’insediamento del nuovo consiglio direttivo, le cui elezioni sono ormai imminenti».
La notizia aveva il tenore di una “bomba” pronta a deflagrare sull’Ordine dei medici che oggi era chiamato alle urne per eleggere il nuovo presidente e i componenti del direttivo, dopo la decadenza del precedente per incompatibilità. La questione assume contorni delicati, tra l’altro, perché la segnalazione al ministero di presunte illegittimità nella conduzione della Fondazione era arrivata, per lettera, da uno studio di avvocati, ma su precisa richiesta dei candidati della lista «Ricostruiamo» capeggiata dal chirurgo Giannone che già nella precedente elezione si era candidato presidente. La lettera inviata al ministero oltre a Giannone, è firmata da Corinna Miceli, Angelo Alaimo, Sebastiano Bentivegna, Carlo Calabrese, Dario Calì, Alessandro Carbonaro, Filippo Cirota, Daniele Giannotta, Gaetano Giardina, Domenico Leonardi, Giovanni Magrì, Paola Pesce, Simona Rinaldi, Carmelo Zaffora. «Come è noto – hanno scritto i firmatari al ministero – per effetto della decisione CCEPS n. 11/2019, i componenti del Consiglio direttivo sono stati dichiarati decaduti, in virtù dell’annullamento delle scorse elezioni del dicembre 2018.
Sono state, altresì, indette nuove elezioni suppletive… La Fondazione OMCeO è un ente che deriva la sua natura giuridica dall’ente pubblico OMCeO della Provincia di Catania. Con la caducazione giudiziale, con naturale effetto retroattivo, tipico delle decisioni giurisdizionali di annullamento, è venuto meno il Consiglio direttivo dell’OMCeO, nella componente dei Medici Chirurghi, e dunque, nella sua maggioranza assoluta, anche il Consiglio direttivo della Fondazione, organo legittimato a nominare i predetti soggetti (Presidente della Fondazione, Consiglio di amministrazione e Collegio dei revisori dei conti della Fondazione), che sono, pertanto, anch’essi decaduti per un duplice ordine di ragioni giuridiche: sia per effetto della decisione CCEPS n. 11/2019, immediatamente esecutiva, sia per il principio in base al quale le nomine “intuitu personae” o fiduciarie, nell’ambito di enti controllati da enti pubblici, decadono anch’esse con la decadenza dei soggetti fiducianti. Deve, dunque, ritenersi che, dal loro insediamento, codesti commissari straordinari costituiscano il Consiglio direttivo della Fondazione, avendo acquisito, di diritto e per Statuto, il detto potere di nomina. I Commissari non hanno ancora provveduto a prendere atto dell’intervenuta caducazione automatica degli organi tutti della Fondazione…». Questo il tenore della lettera che si chiede come mai la Fondazione sia ancora diretta da un presidente che nei fatti doveva già automaticamente decaduto, peraltro come scrive espressamente anche il ministero. Era logico attendersi che la nota del ministero avesse un effetto influente anche sulle elezioni, ma l’annullamento ha reso vano anche un chiarimento…