Catania – Eccolo il nuovo pronto soccorso del Policlinico universitario che sarà inaugurato il 18 novembre, come anticipato dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Lo abbiamo visitato con l’ausilio del primario, dott. Giuseppe Carpinteri, che ne assumerà la direzione insieme al suo staff oggi ancora in servizio al Ps dell’Ove. Carpinteri ha mostrato e spiegato le innovazioni di un presidio di emergenza tra i più moderni del meridione. In effetti siamo rimasti meravigliati dell’efficienza della struttura e delle apparecchiature. Andiamo per gradi.
All’entrata principale c’è il triage che smista – come in tutti i pronto soccorso – i pazienti a seconda della gravità. Ma già sulla sinistra del triage c’è la prima novità. I parenti a seguito troveranno degli steward, pronti a fornire indicazioni sul paziente “h 12” impedendo che il triage possa essere “disturbato” nel proprio lavoro. La vera grande novità è però la decisione di dividere il pronto soccorso in due percorsi distinti e separati. Sulla sinistra la sala riservata ai codici bianchi –verdi, mentre sulla destra l’area critica per i malati in pericolo di vita. Accedendo dalla sinistra ci inoltriamo nel percorso che verrà effettuato dai meno gravi. Appena entrati c’è una sala per i primi interventi (elettrocardiogramma, prelievi…) accanto c’è un’altra postazione cosiddetta «sosta barelle» con 4 posti letto, per evitare che l’area si riempia di pazienti in attesa. Accanto c’è invece la postazione riservata a un infermiere professionale che controllerà su un monitor tutte le sale per meglio intervenire e gestire i flussi. Procedendo nel percorso la direzione ha ricavato anche una sala “doccia barella” qualora il malato (ad esempio un barbone) necessiti prima di una accurata pulizia. Quindi i pazienti “bianchi” si ritroveranno davanti a 4 ambulatori, uno dei quali sarà riservato alla postazione di Ppi gestito dall’Asp, trasferendo l’ambulatorio che è attualmente operativo all’Ove. L’operazione con l’Asp è un corso di formalizzazione. Accanto ai 4 ambulatori sono state ricavate altre due stanze riservate ai pazienti più fragili – un malato psichiatrico, un grande anziano o un codice rosa. In questo caso questi soggetti saranno accompagnati nella stanza e sarà lì che il medico li visiterà. Accanto c’è invece un ambulatorio per la piccola traumatologia che è stata posizionata vicino alla Tac e alla Radiologia. A poca distanza – e sempre nel percorso per i codici bianchi-verdi – è stata realizzata una ampia sala che il primario chiama «mini Obi» dove i pazienti saranno posizionati evitando di lasciarli nei corridoi e dove saranno monitorato attraverso i monitor collegati tra loro.
In questa zona, secondo alcune stime, passeranno il 70-75% dei pazienti che si recheranno nel nuovo ospedale.
Una volta ultimato questo percorso, direttamente da un piccolo corridoio riservato si può accedere nella “zona critica” e qui si ha l’impressione che tutto – per tempo e sotto la precedente direzione del dott. Paolo Cantaro, tra gli artefici di questa realizzazione insieme al rettore, prof. Basile – sia stato studiato nei minimi particolari. Dopo essere entrati nell’area, sulla destra dal triage, ci troviamo davanti alla “shock room”. E’ una ampia sala in cui si trova posizionata una Tac – una delle due cui l’ospedale è munito –. L’area si trova a pochi passi da una porta che collega direttamente con l’ascensore che serve la pista di elisoccorso che alcuni giorni fa è stata sottoposta a una verifica con l’atterraggio di un elicottero proveniente dal Cannizzaro. Nella shock room il paziente grave viene visitato e nell’emergenza si provvederà ad operarlo immediatamente se non trasportabile nelle sale operatorie della Chirurgia. Di fronte alla sala critica c’è invece “sala rossa” dove saranno concentrati tutti i pazienti più gravi che saranno monitorati attentamente da personale infermieristico specializzato. E’ una delle innovazioni del nuovo presidio. E non è la sola perché accanto a questa sala c’è la vera grande novità del Ps: la sala dell’angiografo. Si tratta di una apparecchiatura che consentirà di affrontare immediatamente l’emergenza di un paziente affetto da una grave emorragia. Con l’angiografo il radiologo potrà intervenire tamponando l’emorragia in attesa di un intervento. In passato si è detto che un angiografo in pronto soccorso avrebbe, forse, potuto salvare le vite del povero ispettore Raciti e del devoto di S. Agata che cadde tirando il fercolo durante la salita di via Sangiuliano. Per consentire una funzionalità h24 dell’angiografo la direzione ha intenzione di procedere con l’assunzione di personale specializzato.
Più avanti nel percorso ci imbattiamo in una seconda Tac, in due sala radiologia e alla fine del percorso in due Obi da sei posti ciascuna. Un’altra novità si trova nel mezzo delle due sale monitorate. Si tratta di una stanza con un solo posto letto riservata a possibili pazienti altamente infettivi. Per quanto riguarda casi infettivi gravi la direzione – che oggi è guidata dal manager facente funzione Giampiero Bonaccorsi – ha intenzione di utilizzare una sala che si trova proprio di fronte all’accesso in pronto soccorso, in maniera di isolare i possibili soggetti che potrebbero contagiare gli altri malati ricoverati.
Alla fine del percorso il dott. Carpinteri ha spiegato: «ci troviamo davanti a un presidio che farà fare un grande salto in avanti all’assistenza». Il rettore, prof. Francesco Basile ha, invece, definito il nuovo reparto «eccezionale». «Si tratta di una struttura all’avanguardia che individua già un percorso differente tra i codici bianchi-verdi e quelli rossi, migliorando così i tempi di attesa. Inoltre la nuova struttura di emergenza ci permetterà, dal punto di vista universitario, di incrementare la formazione all’interno del Policlinico». Quanto alla possibile ed evidente polemica che monterà alla vigilia della chiusura del presidio di emergenza del vecchio V. Emanuele, il rettore ha aggiunto: «Col recente trasferimento al Policlinico della Chirurgia d’urgenza e a brevissimo dell’Ortopedia non ha senso tenere chiusa una struttura all’avanguardia come quella di via Santa Sofia. Sul problema “Vittorio” si cercherà di ovviare alle esigenze di assistenza della popolazione, ma se si fosse deciso di attendere il San Marco, per poi avviare le due strutture in contemporanea, a quel punto si sarebbe rischiato di non farne nulla. Ma la differenza temporale tra l’apertura del Ps del Policlinico e l’avvio del San Marco non sarà lunga. Credo che in sei mesi anche il nuovo ospedale di Librino partirà». Il prof. Basile ha aggiunto che tra i possibili problemi da affrontare c’è quello della carenza del personale infermieristico. «Ma anche su questo fronte – ha spiegato – la direzione sta provvedendo».
Intanto sul nodo San Marco la «Rete Sociale di Librino» manifesta soddisfazione per l’apertura di un nuovo Ps del Policlinico, ma esprime preoccupato rammarico per la chiusura del Ps dell’Ove, «che lascia la popolatissima parte sud della città senza un presidio per l’emergenza». «A seguito di apprezzati incontri tenutisi a gennaio, la rete Sociale di Librino riteneva di aver ricevuto tranquillizzanti notizie circa la chiusura del pronto soccorso dell’Ove e la contestuale apertura del Pronto Soccorso del San Marco. Con dispiacere invece si apprende che non è data certezza sui tempi d’apertura del San Marco.La rete Sociale chiede alle istituzioni coinvolte rassicurazioni sul tema e ritiene doveroso aprire un dialogo con i soggetti operanti nella parte sud della città».