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Catania, commercianti di V. Vittorio Veneto pronti allo “sciopero della serranda”

Di Maria Elena Quaiotti |

Catania – Non è del tutto vero che i catanesi si lamentano sempre, ma non si “incazzano” mai. Quando si parla di sopravvivenza, quando si investe per crescere ma le ali vengono tarpate e l’amministrazione comunale non mantiene la parola data, allora sì che l’incazzatura supera la rassegnazione. Sta succedendo in viale Vittorio Veneto dove ci sono «150 famiglie che rischiano di perdere il proprio lavoro, nella più totale indifferenza di chi dovrebbe preoccuparsene». A dirlo sono i commercianti con il proprio nome e cognome, lo pronunciano orgogliosi al nostro microfono. Un segno tangibile che, forse, qualcosa sta davvero cambiando.

Denunciano cali delle vendite dal 30 al 50%, sono pronti allo “sciopero della serranda” e a riconsegnare le licenze al Comune. «Anni fa – denuncia Sebastiano Privitera, titolare da 12 anni di una tabaccheria che qui esiste da almeno mezzo secolo – ho scelto questo viale perché per il commercio della città era la zona più importante, ora l’hanno fatta diventare una tangenziale. Se con la corsia protetta del bus fosse cambiato qualcosa saremmo stati zitti, ma qui passano 2-3 autobus ogni ora. Si sta facendo morire un centro commerciale all’aperto, qualcuno già sta chiudendo e altri ci stanno pensando perché non riescono più a pagare l’affitto. “Grazie” ai nostri amministratori comunali abbiamo passato il Natale più brutto degli ultimi dieci anni. Lo scorso novembre l’assessore alla Viabilità Giuseppe Arcidiacono, insieme ai vertici di Sostare e dell’Ufficio traffico urbano ci aveva promesso l’istituzione di parcheggi “veloci” di 15-30 minuti sulle strisce blu, perché quelli che ci sono vengono occupati dai residenti per giorni interi. Stiamo ancora aspettando. Ci hanno promesso il parcheggio nell’area di fronte a Palazzo Bernini, sono stati fatti lavori per tre giorni ma solo per spianare il terreno ai posteggiatori abusivi. Le associazioni dei commercianti dal canto loro fanno solo promesse».

Poi c’è chi come Orazio Gagliano sul viale ci lavora da 25 anni e appena prima della scorsa estate, cioè prima dell’avvento del “cordolo della discordia”, ha investito centinaia di migliaia di euro per spostare la propria attività di salumiere in un locale più grande: «Da quando sono qui – ammette – abbiamo sempre avuto la “diatriba” delle strisce blu e del rispetto della corsia degli autobus, dei parcheggi irregolari e in seconda o terza fila. Da parte nostra abbiamo sempre cercato di trovare una sinergia con le varie amministrazioni comunali per affrontare la questione, ma nel caso della corsia protetta non siamo neanche stati interpellati. Quando un centro commerciale sta chiudendo gli aiuti arrivano a pioggia da tutte le parti, perché qui non accade? Il vero problema è la rotatoria di piazza Michelangelo che crea un “tappo” in discesa sul viale sia alle macchine che a pullman e autobus, perché in realtà a “salire” è sempre libero, solo quando i ragazzi escono da scuola si crea un po’ di confusione, e ci può anche stare. Noi stessi abbiamo fatto un giro sull’autobus 2-5, notando che quando passa sotto gli archi della marina perde più di un’ora per ogni viaggio, lì sì che andrebbe prevista una corsia protetta, non qui che è l’ultimo tratto e poi arriva al capolinea. Non solo, in prossimità di piazza Michelangelo di sera il cordolo non si vede e gli incidenti, soprattutto di motorini, sono ormai quotidiani. Proprio in quella zona servirebbe più illuminazione».

Ci sono anche giovani imprenditori, come il trentenne Orazio Condorelli, che hanno scommesso sul viale quasi cinque anni fa con la vendita di macchine e capsule per il caffè. «Potrebbe andare meglio – dice – purtroppo abbiamo avuto cali evidenti nelle vendite e, a quanto abbiamo visto fino a oggi, non importa a nessuno. Noi commercianti siamo compatti perché cerchiamo di garantirci il lavoro che c’è stato fino a oggi, non certo per arricchirci, ma per portare il pane a casa. Dall’amministrazione non abbiamo avuto il riscontro che ci aspettavamo per cercare di sistemare la situazione e per darci la possibilità di lavorare con più tranquillità». E i problemi non sono solo sul “lato corsia protetta”, come conferma Umberto Cantarella, titolare di un Caffè da 16 anni: «Di pomeriggio, se chiudessimo, faremmo la cosa migliore – commenta – perché non c’è anima viva a piedi. Davvero chi ci amministra non se ne accorge?». L’ultima “parola” è di Carmelo D’Agata, macellaio del viale da ben 60 anni: «Noi abbiamo avuto un calo del 30%, il piano dell’Amt sulla città che ci avevano esposto che fine ha fatto? Aspettiamo che sia il sindaco a venire qui, senza più demandare ad altri, che non ci ascoltano per niente: a dicembre avevo scritto un messaggio educato ad Arcidiacono, lo ha letto tre volte, ancora aspetto una sua risposta».

Foto di Santi Zappalà

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