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Catania, caffè per Salvini con Meloni e Tajani prima dell’inizio del processo

Di Mario Barresi |

ROMA – L’ appuntamento fissato alle 7,50 mentre la Scogliera di Catania, in un sabato che non è come gli altri, si stava ancora svegliando. S’erano messi d’accordo ieri sera, dopo che l’annuncio di una colazione aveva indispettito il prefetto di Catania, Claudio Sammartino, impegnato nella difficilissima gestione dell’ordine pubblico in una città sotto assedio. Caffè a 3 fra i big del centrodestra poco prima dell’udienza preliminare prevista oggi nel tribunale di Catania nei confronti di Matteo Salvini per il caso dei migranti della nave Gregoretti. Il leghista, il vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni si sono incontrati per una breve colazione in un hotel sul lungomare della città siciliana.

Precedentemente un incontro fra i tre era stato infatti previsto in piazza Duomo, poi rinviato appunto per motivi di sicurezza. Obiettivo dell’incontro, esprimere il sostegno degli alleati del centrodestra al segretario della Lega. «Grazie davvero a Giorgia Meloni e ad Antonio Tajani che questa mattina a Catania, prima dell’udienza in tribunale, mi hanno portato la loro solidarietà e il sostegno delle comunità politiche che rappresentano», ha twittato il leader della Lega; e ancora su Fb: «Negli occhi le immagini di ieri sera, grazie a tutti coloro che sono venuti a Catania anche da molto lontano per dimostrarmi la loro vicinanza. E grazie a tutti coloro che me l’hanno dimostrata anche da casa. È per me motivo di orgoglio, onore, forza. Avanti a testa alta, con fiducia, certo di aver sempre agito per la difesa della patria e la sicurezza degli italiani». Il leader legista è accompagnato dal suo legale, l’avvocato Giulia Bongiorno. 

Aggiornamento:  L’udienza è cominciata. Salvini è accusato di avere abuso dei suoi poteri per privare della libertà libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo della Gregoretti dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio» successivo, quando la nave della Guardia costiera italiana è giunta l’autorizzazione allo sbarco nel porto di Augusta, nel Siracusano. Accuse che l’ex ministro ha sempre respinto con forza, come ha ribadito nella sua memoria difensiva di 50 pagine depositata alla segreteria del Gip di Catania spiegando che «non si è verificata alcuna illecita privazione della libertà personale, in attesa dell’organizzazione del trasferimento» dei migranti alla destinazione finale». L’ex ministro, sottolineando di avere agito per interesse della Nazione, sintetizza così la sua linea: A bordo della Gregoretti c’erano due scafisti fermati dopo lo sbarco, i 100 migranti sono rimasti sulla nave senza pericoli e con la massima assistenza, solo il tempo necessario per concordare con altri Paesi europei il loro trasferimento. E tutto col pieno coinvolgimento del governo italiano, tanto da rilevare il ruolo decisivo del Ministero dei trasporti nell’assegnazione del Pos , il porto sicuro. La Procura distrettuale di Catania aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, ma il Tribunale dei ministri ha ritenuto dovesse passare al vaglio dell’udienza preliminare e l’Aula del Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere. 

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