CATANIA – «Non vanifichiamo i sacrifici, di tutti, fatti fino a oggi per permettere ai mercati di ripartire»: l’appello di Ludovico Balsamo, assessore alle Attività produttive, è rivolto sì ai singoli operatori, ma soprattutto ai cittadini, che forse sono i più “inconsapevoli” di trovarsi ancora nella “fase 2” dell’emergenza coronavirus. “Forti”, forse, anche dei controlli decisamente allentati sulle autocertificazioni per uscire di casa, che ricordiamo essere ancora in vigore.
La città etnea è l’unica in Sicilia ad aver “osato” la ripartenza dei mercati, e l’amministrazione ne è consapevole: «Da martedì – annuncia l’assessore – sarà rilasciata l’app “contapersone” che verrà utilizzata per Pescheria, piazza Carlo Alberto e mercatini rionali, per contenere l’afflusso di persone all’interno dei singoli mercati. L’app, voluta in primis dal sindaco Salvo Pogliese, è stata realizzata in modo gratuito da alcuni ingegneri e ci consentirà il controllo di accessi e uscite in tempo reale».
La sequenza fotografica della mattinata di ieri parla da sola: mentre in piazza Spedini, con un decimo degli operatori del settore alimentare aperti rispetto al normale, la situazione è stata ampiamente gestibile dando una sensazione di ordine e pulizia mai viste, «la possibilità di parcheggiare vicino è stata fondamentale», ha commentato Nicola Oliveri, responsabile comunale dei mercati, è in Pescheria che i correttivi alla gestione degli avventori affluiti in (prevedibile) maggior numero sono stati presi a lavori in corso.
A metà mattinata è stato vietato l’accesso alla “tribuna” di piazza Alonzo Di Benedetto, da dove fino a appena prima ci si affacciava, oltre che per “guardare”, anche per acquistare pesce dai banchetti di sotto. Le rigide regole di accesso da via Dusmet, dove la coda era ben distanziata, e via Pardo dove però non sono stati evitati assembramenti di persone e momenti di tensione con il vigilante addetto anche alla rilevazione della temperatura e sanificazione delle mani, hanno provocato più di un mugugno. E relativi commenti: «Altro che distanza sociale, così non ha senso», ha sottolineato una signora posta a debita distanza osservando la scena. A cercare di gestire la situazione interna, oltre alla vigilanza privata, c’era anche la Polizia locale, con i limiti della situazione di personale con cui il Corpo deve fare i conti, e non da oggi. «A un certo punto – conferma un addetto della vigilanza privata – abbiamo dovuto chiudere del tutto gli accessi per far defluire le persone, poi abbiamo ripreso gli ingressi scaglionandoli a 5-10 al massimo». A ieri le comunicazioni fra le entrate erano ancora gestite con i walkie talkie.
«Nella Pescheria propriamente detta – spiega Nino Bonaccorso, portavoce degli operatori dello storico sito mercatale – oggi (ieri per chi legge, ndr) gli operatori erano una cinquantina, una decina in più rispetto a giovedì, tutti autorizzati e con le licenze di vendita. Anche altre botteghe su via Pardo e via Gisira hanno deciso di riaprire, diciamo che in tutta la zona erano aperte circa 100 attività. Noi abbiamo sottoscritto le linee guida del Comune che prevedono la nostra responsabilità nel controllo di afflusso e deflusso delle persone e della vigilanza dentro l’area mercatale recintata, messa in atto dopo settimane di lavoro nei vari tavoli di concertazione. Gli operatori si stanno auto tassando per pagare, se pur a prezzo simbolico, l’istituto di vigilanza che presidia gli accessi (Associazione europea operatori di polizia di Nicolosi), la Polizia locale oltre a verificare l’assenza di abusivi e il rispetto delle regole ci ha anche aiutato moralmente, in fondo siamo lavoratori che stanno prendendo fiato dopo due mesi di fermo».
Ed è la data del 18 maggio quella a cui si guarda con trepidazione, sia per ampliare l’area mercatale della Pescheria, sia per permettere anche agli operatori dell’abbigliamento di poter tornare a vendere la propria merce nei mercati itineranti. «Sempre nel rispetto delle regole», si intende.