Catania, a S. G. Li Cuti tuffi spericolati: tragedia sfiorata

Di Pinella Leocata / 21 Agosto 2019

Catania – Domenica scorsa si è sfiorata la tragedia. Ancora una volta. Ad ora di pranzo un ragazzo ha preso la ricorsa sul muretto che delimita lo spiazzo sopra il porticciolo di San Giovanni li Cuti e si è tuffato ad angelo nel sottostante specchio di mare delimitato da due banchine di cemento che s’incontrano formando un angolo retto. Un tuffo pericoloso, pericolosissimo, perché basta sbagliare la rincorsa o l’angolatura e si finisce spiaccicati sul cemento. E così è stato.

Il ragazzino è scivolato mentre prendeva lo slancio ed è finito con la spalla e lo zigomo destro contro la banchina. Un impatto che lo ha tramortito facendolo scivolare in acqua svenuto. Per fortuna il custode delle barche del porticciolo, che è stato anche bagnino, si è lanciato a soccorrerlo e lo ha sollevato dall’acqua deponendolo sulla banchina dove, dopo un lungo momento di silenzio attonito, sono accorsi centinaia di bagnanti che hanno cominciato a gridare dallo spavento. Poi l’arrivo dell’ambulanza e la constatazione che il ragazzo era vivo e che i danni erano minori di quanto temuto.

Una scena che si ripropone, sempre la stessa, ogni estate, in un luogo dove i ragazzini, in gruppo, si sfidano per dimostrare di essere tuffatori esperti e di non avere paura. E, nel numero dei tuffi spericolati, c’è sempre qualcuno che finisce per farsi male. Sono preadolescenti e adolescenti che troverebbero di sicuro altri luoghi in cui mettere alla prova il proprio coraggio, ma questo è particolarmente pericoloso e mette a rischio la loro vita. Per questo andrebbe trovato un modo per evitare che si facciano male. Basterebbe impedire il “salto” dal muretto al porticciolo sottostante realizzando una piccola ringhiera o una barriera bassa, in pietra, che non consenta di terminare la rincorsa con un balzo.

Non solo. Il muraglione che regge la piazza, proprio in questo angolo, sembra cedere. Il muretto superiore è in parte crollato e anche i grossi blocchi di pietra lavica che rivestono questo riempimento sono incrinati e sembrano in procinto di cadere. Per questo sarebbe necessario che l’amministrazione predisponesse dei controlli per evitare ulteriori pericoli per l’incolumità pubblica. E lo stesso bisognerebbe fare per il molo che delimita il porticciolo proteggendo le barche. Un lungo tratto della banchina circa due anni fa è crollato in acqua e nessuno l’ha ripristinato. Gli enormi blocchi di cemento si vedono sott’acqua, sotto le barche. E un altro tratto di banchina mostra lesioni profonde, come se potesse staccarsi, proprio nel punto dove c’è una scaletta che i ragazzi usano per risalire sul molo dopo i tuffi. Se il muro dovesse venire giù qualcuno potrebbe rimanere schiacciato. E anche la stessa scaletta è pericolosa: vecchia, arrugginita, con tanti pioli mancanti, e senza ringhiera in cui aggrapparsi per non scivolare.

L’anno scorso è capitato che un ragazzo è scivolato risalendo dall’acqua: il piede è rimasto incastrato tra la scaletta e il muro del molo, e non trovando un appiglio su cui reggersi, è caduto all’indietro, la testa penzoloni sull’acqua e la gamba spezzata in due. Una scena terribile. Insomma, al porticciolo bisogna fare una revisione e cercare di ridurre le situazioni di pericolo, come il relitto del faro che, abbattuto da una burrasca e ormai inutile e arrugginito, incombe sui bagnanti e su quanti si siedono sul molo per pescare. Capitolo a parte quello dell’igiene. Uno dei posti più caratteristici di città, frequentato da tante persone e da tanti turisti, è ridotto a discarica. Qui i ragazzi e le loro famiglie gettano e lasciano di tutto: resti del pranzo, buste e bottiglie di plastica, lattine di birra e bottiglie di vetro che in tanti si divertono a rompere sugli scogli trasformandole in armi da taglio. Anni fa c’erano dei cestini per i rifiuti distribuiti lungo il molo – a dire il vero sempre stracolmi e dunque poco utilizzati – ma poi qualcuno si è divertito a svellerli e adesso non ci sono più se non quelli in piazza, sempre colmi. Anche questo un aspetto che richiede l’attenzione e l’intervento dell’amministrazione di città.

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Pubblicato da:
Redazione
Tag: angelo banchina mare ragazzino rischio san giovanni li cuti tragedia tuffi vita