Catania
Castel di Judica, il sindaco insorge: «Qui nessuna “caccia alla strega”»
CASTEL DI JUDICA – «Qui non c’è nessuna “caccia alla strega”, come avete scritto sul vostro giornale. Aspetto con impazienza che la consigliera, che si sente minacciata per una serie di episodi legati da una “matrice politica”, spieghi da dove sorgano questi sospetti. E magari che faccia i nomi. Sarò lieto di accompagnarla dal prefetto per chiedere tutte le misure necessarie, magari anche la scorta, per garantire la sicurezza e l’incolumità della sua persona». Così il sindaco di Castel di Judica, Ruggero Strano, sul caso di Lorena Grazia Mileti, consigliera d’opposizione che su “La Sicilia” ha raccontato una serie di episodi (tutti denunciati alle forze dell’ordine): dal furto di foto osé poi diventati manifesti sui muri del paese alla creazione di un gruppo social ostile («Dobbiamo mandarla via dal nostro comune», la scritta minacciosa, prima di sparire da Fb), fino all’auto danneggiata.
Il sindaco Strano, che di professione fa il poliziotto (è anche ai vertici del sindacato nazionale di categoria) rivendica la sua azione nei primi sei mesi, improntata al «miglioramento della qualità dei servizi con un abbassamento dei tributi per i cittadini», ma anche «una serie di misure per combattere piccole lobby e incrostazioni negli uffici» all’insegna di «legalità e trasparenza che fanno del Comune un palazzo di vetro».
Ma il sindaco non ne fa una questione personale né di parte. «La politica, a Castel di Judica, è pulita. Tutta. Sia in maggioranza sia all’opposizione ci stanno persone perbene». Dunque, quelle di Mileti «fino a prova contraria sono accuse generiche e dunque inaccettabili». In paese s’è molto discusso dopo la pubblicazione dell’articolo, con pareri diversi. Strano, ora, dice alla consigliera che «bisogna supportare i sospetti con elementi concreti». Se non fosse così, taglia corto, «la signora Mileti dovrebbe chiedere scusa a tutti i cittadini per aver infangato l’immagine di Castel di Judica». Il sindaco Strano minimizza, infine, anche sullipotesi di una radice sessista alla base degli episodi denunciati dalla consigliera. «Il mio vice e il mio segretario generale sono donne, così come sono donne 5 consiglieri su 8. Anche la matrice misogina, come quella politica, non sta in piedi. E sono tutti fatti oggettivi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA