«Caro Presidente, sono autistica, aiutami a frequentare la scuola come gli altri ragazzi»

Di Redazione / 31 Marzo 2018

Il diritto allo studio non è uguale per tutti, soprattutto quando a pretenderlo è una ragazza di 13 anni che deve fare i conti con l’autismo. L’anno scorso Adriana e sua madre, Gabriella Sanfilippo, avevano ottenuto quello che spettava loro di diritto grazie ad un giudice, ma poi lo stesso giudice ha passato la patata bollente al Tar e Adriana ha perso la sua seconda insegnante. Poi, un giorno, Adriana ha chiesto a sua madre chi fosse quel signore con i capelli bianchi in televisione. Era il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A lui, ieri, ha voluto inviare questa lettera.

Caro nonno Sergio,
Scusa se ti chiamo così, ma mi piace considerarti tale.
Mi chiamo Adriana e sono la seconda di quattro fratelli. Ho tredici anni e frequento la seconda media della Scuola “Sauro – Giovanni XXIII” di Catania.

Sono una ragazza cosiddetta “atipica”, in quanto non in grado di fare tutto ciò che fanno solitamente i miei coetanei, a cominciare dall’uso della parola, poiché soffro di una grave forma di autismo (come certificato dalla legge 104 comma 3). Nonostante tutto, però, capisco bene i sacrifici che ogni giorno fanno per me le persone che mi stanno vicino, prima fra tutte mia mamma che, oltre a fare la spola da un centro riabilitativo all’altro sperando sempre in un mio miglioramento, deve combattere contro un “sistema avverso” a chi è diversamente abile: innanzitutto quello dell’istituzione scolastica.

Sai Presidente, mia mamma si sente spesso come Don Chisciotte, in quanto anche lei ha l’impressione di combattere contro i mulini a vento. Infatti, per far sì che, come sancito dalla nostra Costituzione, io possa avere uguale diritto allo studio degli altri, l’anno scorso ha fatto causa al Miur per ottenere un docente di sostegno in più, che mi supportasse per la durata dell’intero orario scolastico, poiché il massimo delle ore di sostegno previsto per la scuola media nei casi di gravità è di 18 ore a fronte invece di un monte ore settimanale di 30.

Vedi Presidente, se vengo lasciata in balia di me stessa, non riesco a fare niente! Il primo giudice al quale ci eravamo rivolte aveva accolto la richiesta di mamma, tant’è che lo scorso anno scolastico ho avuto due docenti di sostegno che mi hanno permesso di conseguire ottimi risultati. Però, vedi Presidente, accade che non sempre è facile capire i meccanismi della giustizia, almeno per me e la mia mamma. Difatti, paradossalmente lo stesso Tribunale che aveva considerato “discriminanti” le poche ore di sostegno che avevo in precedenza, all’improvviso, di fronte all’impugnazione del provvedimento da parte del Miur, ha deciso di rigettarlo per un “difetto di giurisdizione” rimandando tutto al Tar, perché il Pei (Piano Educativo Individualizzato) non risultava ancora firmato quando mia mamma è andata dal giudice civile, come se fosse colpa nostra e non della scuola che il documento dopo mesi dall’inizio dell’anno scolastico non fosse ancora stato redatto! Io ho ricominciato la scuola, ma per un problema di competenza, sto continuando l’anno scolastico tra mille incertezze e difficoltà, accentuate dal fatto che – come sempre – cambio insegnante di sostegno, perché la scuola non tenendo conto delle mie vere esigenze, mi ha dato un solo docente il quale passa poche ore con me, rispetto al tempo che trascorro in classe.

Tutto questo non è giusto, io posso e voglio farcela, ma non ci riesco, se non vengo seguita continuamente . L’anno scorso, infatti, persino le due insegnanti di sostegno che avevo, hanno scritto di me cose positive, mettendo in evidenza i miglioramenti che avevo ottenuto grazie alla loro presenza costante e vicina.

A questo punto mi domando se sia questa la tanto decantata inclusione scolastica! Io lo urlerei… se potessi!

Sicura del tuo interessamento alla vicenda, ti rivolgo i miei affettuosi saluti e un grande “Grazie Nonno”.

Ovviamente per scrivere questa lettera mi sono servita della mano e del cuore della mia mamma, che da buona, infaticabile battagliera, lotterà fino all’ultimo per garantirmi un dignitoso avvenire.

Ciao Presidente
Buona Pasqua

Adriana

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