Catania
Caritas, “Fratellini e sorelline hanno bisogno di coperte, l’aiuto non solo ai senzatetto”
L'esperienza di uno dei volontari di strada. Con l’arrivo del freddo la situazione si complica per chi non non ha un tetto sulla testa o per chi è in difficoltà economiche
Li chiama «fratellini e sorelline». Alcuni li conosce da anni. Sono gli invisibili che vivono e dormono per strada. Raimondo Arena è uno dei cuori grandi di questa città. Quest’anno è particolarmente felice perché la vigilia di Natale e quella di Capodanno saranno di mercoledì. Perché? «Uno dei miei turni all’unità di strada della Caritas è il mercoledì quindi potrò essere vicino ai nostri fratellini», risponde.Arena coordina il lavoro dei volontari che ogni sera – dalle 17 alle 20.30 nel periodo invernale – portano un pasto caldo ai circa 40 “fratelli”. Anche se in macchina si caricano più “cene”: dalle 50 alle 70. Oltre ai senzatetto ci sono altre persone, che vivono in condizioni di povertà e indigenza, che con molta umiltà e dignità ogni sera aspettano i volontari della Caritas per chiedere il pacchetto con il cibo. «Ci attendono in piazza della Repubblica», dice Raimondo con la voce carica dell’emozione di poter offrire un piccolo seme di speranza.
Il freddo è arrivato con la sua sferzata e, insieme ai piatti di pasta fumante, vengono portate coperte e trapunte. «Ne consegniamo dalle 10 alle 25 ogni sera. A chi volesse aiutarci chiediamo di portare all’Help Center della stazione coperte e trapunte. Al momento questo è quello di cui necessitiamo di più».Padri separati, professionisti finiti sul lastrico, giovani provenienti da paesi lontani, pensionati senza un soldo. Per passare la notte alcuni sono riusciti a recuperare un materasso, magari abbandonato. Poi con i cartoni creano un giaciglio. «Molti hanno anche paura a lasciarlo, perché si spaventano di non ritrovare più nulla. O perché gli è stato rubato o perché i residenti hanno chiesto di bonificare», spiega Arena. Le zone della città più “calde” sono corso Sicilia, piazza della Repubblica, piazza Giovanni Verga sotto i portici, via Aloi dietro la caserma del comando provinciale dei carabinieri.
Il volontario Caritas tiene a precisare una cosa: «Il “pasto” è anche un modo per poterli agganciare e quindi instaurare un rapporto. Il nostro obiettivo è quello di poter prospettare un futuro diverso e lontano dalla strada. La prima cosa che illustriamo è la possibilità di poter andare nel dormitorio». Ma non è semplice, ci sono delle «resistenze» dovute a svariati motivi. Piccole regole da rispettare diventano ostacoli insormontabili per chi si è sentito rifiutato dai suoi stessi familiari. Un ulteriore blocco è dovuto al fatto che molti dei “fratellini” vivono con gli animali. E allora non se la sentono di lasciarli. «Alcuni nemmeno per andare al pronto soccorso. Ci dicono: chi si occupa del mio cane?», racconta Raimondo.Tante storie. Una diversa dall’altra. Con un comune denominatore: dolore. C’è Marcel che vive con il suo amico a quattro zampe a piazza Verga. Mimmo con 15 gatti a Vulcania, Salvo con diversi cani nella zona di piazza Europa. Le associazioni animaliste li supportano per dare da mangiare ai cuccioli.C’è anche una coppia: Maurizio e Debora che “dormono” sui marciapiedi in via Caronda. Anna viveva in piazza Alcalà: è stata bersaglio di una banda di bulli. «Queste violenze subite l’hanno costretta ad accettare di andare al dormitorio. Però non è stato semplice per lei». In piazza Teatro Massimo c’è Anna: un passato di maltrattamenti, ha sette figli ma pare abbia avuto dei problemi con il tribunale. È sola, abbandonata. Raimondo sta cercando di poterla riagganciare con qualche familiare.
I volontari dell’unità di strada sono una ventina. Operai, impiegati, professionisti, avvocati e medici. I camici bianchi, soprattutto in questo periodo di freddo e raffreddori, portano medicine e li visitano. Uno dei «fratellini» ha dei «problemi cardiaci. Dovrebbe sottoporsi a dei controlli. Anche in questo caso l’ostacolo è l’animale». Ma i volontari della Caritas diventano anche dogsitter al fine di poter «spalancare le porte a tutti». E sulla scia della salute, non si può sottovalutare il tema delle condizioni igienico-sanitarie. «Noi li esortiamo a venire due volte a settimana all’Help Center dove offriamo il servizio doccia con gli indumenti intimi puliti. Sono cose essenziali», aggiunge Raimondo.L’impegno poi è anche nel trovare un’occupazione lavorativa. «La Caritas si fa garante. Ma anche questi percorsi sono irti di ostacoli».Piccoli angeli che allargano le braccia, ma non tutti accettano l’abbraccio. «Alcune volte ti scoraggi, ma poi basta guardare un loro sorriso per trovare nuovamente l’energia. La cosa importante è far capire a questi fratellini che c’è sempre una speranza». Una luce.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA