Calatabiano (Catania) – Ne uccide più la lingua che la spada…. L’imprenditore Salvatore Benedetto, in realtà, campa ancora ma sul fatto che stia “poco bene” dubbi ce ne sono pochissimi: un arresto per associazione mafiosa nell’operazione “Little Brown” del 2008, la detenzione, la sorveglianza speciale, la totale assoluzione, e poi, come se nulla fosse, l’inizio di una nuova indagine nei suoi confronti nell’ambito del procedimento “Isola Bella”. Ciò semplicemente – ed esclusivamente – sulla base di confidenze di chi un tempo era stato in rapporti con lui e che successivamente, per questioni politiche, si è ritrovato sull’altro fronte della barricata. Lì, proprio al Comune di Calatabiano, periodicamente finito sotto la lente di ingrandimento degli investigatori, coordinati dalla Procura della Repubblica di Catania. «Sapete di chi parliamo? – attacca Benedetto – Del sindaco Giuseppe Intelisano. E’ stato lui – che in passato ha dovuto affrontare i miei stessi problemi, finendo arrestato per scambio elettorale politico mafioso (poi assolto per non avere commesso il fatto) e denunciato per associazione a delinquere di stampo mafioso (archiviata) – a segnalarmi alle forze dell’ordine come soggetto che intratteneva rapporti ambigui con mafiosi della zona. E’ stato lui a determinare un’indagine della Guardia di finanza di Riposto, con intercettazioni telefoniche nei miei riguardi e in quelli di alcuni miei contatti durate mesi e mesi. Nonostante tutto, nonostante i suoi tentativi di infangarmi, sono uscito pulito da ogni sospetto. A questo punto mi rivarrò nelle sedi opportune».
Ma perché Intelisano ce l’avrebbe con lei?
«Questioni politiche e non soltanto. Anche se tutto credo sia collegato alla mia presenza in Consiglio comunale, dove sono stato eletto in due distinte tornate: nel 2002, come consigliere più votato, poi finito all’opposizione; e nel 2007, con non meno consensi».
Cosa sarebbe accaduto?
«Occorreva nominare un revisore dei conti al Comune di Calatabiano. Mi chiedono di votare un soggetto designato sulla base di accordi politici. Io non sono in linea e lo dico apertamente: ne nasce una lite proprio con Intelisano, cosicché decido di passare nel gruppo indipendente, in cui resto, lavorando secondo coscienza, fino al 2009».
Nel frattempo lei viene arrestato.
«Siamo nel gennaio del 2008 e la Guardia di finanza fa scattare il blitz denominato “Little Brown”. Io, che ho subito due attentati incendiari nei miei cantieri, vengo colpito dal provvedimento restrittivo con l’accusa di riciclare denaro per conto del clan Brunetto. Sono costretto a trascorrere 59 giorni reclusione e non appena torno in libertà presento le dimissioni da consigliere comunale: non vengono accettate. Saranno accolte, per forza di cose, perché così prevede la Legge, nel 2010, quando nei miei riguardi viene adottata la misura della sorveglianza speciale. Nel frattempo mi sequestrano la ditta, avviata da una vita nel settore dell’edilizia, il pubblico ministero chiede per il sottoscritto una condanna a 4 anni di reclusione e il giudice addirittura a 6. Dopo un lungo calvario, però, vengo assolto in Cassazione».
Nel frattempo lei ha provato a riappropriarsi della propria vita, ma la strada è sempre stata in salita.
«Dopo la sorveglianza speciale ho lavorato saltuariamente come muratore, poi con mio figlio abbiamo creato la “Benedetto Costruzioni”. Con questa, nel 2013, partecipiamo alla gara per il parcheggio a San Marco indetta dal Comune di Calatabiano, con sindaco proprio Intelisano, e il 25 giugno abbiamo l’appalto. Sembra per me un nuovo inizio, ma da quel momento non ho più pace: il 2 luglio – ciò risulta dagli atti adesso in mio possesso – Intelisano invia una missiva alla Guardia di finanza di Riposto, con la quale intrattiene, attraverso almeno un militare, dei rapporti particolari. Questo finanziere, oggi in pensione, si attiva personalmente per rimuovere una microspia nell’ufficio del sindaco e alla presenza dello stesso. E’ la stessa persona che manderà a binario morto degli esposti contro il primo cittadino e che promuoverà delle indagini contro i suoi avversari politici. Di tutto questo si è accorto anche il Gico delle Fiamme gialle di Catania, che non soltanto ha indagato sui rapporti fra Intelisano e il militare, ma anche su quelli emersi fra il sindaco e alcuni soggetti vicini alla criminalità organizzata. Mi risulta che questa attività, con tanto di intercettazioni ora pure in mio possesso, stia andando avanti e mi indigna sapere che proprio questa persona abbia portato le forze dell’ordine a indagare – ovvero a sprecare tempo e denaro dello Stato – sul sottoscritto, sulle persone a me vicine, sui suoi avversari politici, in un caso indicati anche come in rapporti di stretta parentela con Carmelo Porto, recentemente arrestato come uno di spicco del clan nell’operazione “Isola Bella”. Tale rapporto di parentela, per la cronaca, è risultato inesistente, ma chi indagava a Riposto non lo ha mai appurato».
Torniamo alla vicenda parcheggio.
«Abbiamo 22 operai in regola e siamo in grado di fronteggiare ogni controllo. Intelisano ci raggiunge e ci invita a praticare un prezzo concordato per il Ferragosto: “Dieci euro. Venite in Comune e mettiamo nero su bianco”. Andiamo in Comune ma non lo troviamo. E il giorno dopo, casualmente, si presenta la Guardia di finanza nella nostra struttura che sequestra cinquemila euro circa di incasso. Tale sequestro non viene convalidato dal Gip, perché si evince dalla documentazione relativa all’appalto che abbiamo osservato tutte le indicazioni. A fine stagione saldo i 60mila euro che dovevo al Comune».
«Ovviamente – prosegue Benedetto – è mia intenzione partecipare anche al bando dell’anno successivo, ma in questo caso qualcosa cambia. Il bando del Comune di Calatabiano prevede fra i requisiti che la ditta vincitrice debba avere curato in passato almeno 1500 stalli. E che non è possibile “consorziarsi” con altre ditte per poter partecipare. Sembra un bando tagliato su misura per chi vincerà successivamente. Non per nulla la persona in questione, frequentatrice della casa del sindaco, si aggiudicherà la gara con appena il 2% di aumento. Una follia rispetto agli aumenti presentati da questa persona in passato. Di più. Questa ditta non poteva partecipare perché in contenzioso con il Comune. Eppure ci si dimenticò di questo “particolare” inserito nel bando e in una intercettazione emerge chiaro il perché: “Non gliela fanno vincere a Benedetto”. Come mai? Credo che le Fiamme gialle di Catania stiano indagando anche su questo».
«Resta il fatto che dopo i mari e monti smossi dal sottoscritto per questa vicenda, perché a mio parere, e non soltanto, la gara era pilotata – continua l’imprenditore – il sindaco comincia a fare segnalazioni alla Guardia di finanza di Riposto nei miei riguardi. Viene intercettato anche un mio amico di vecchia data, il carabiniere in pensione Giuseppe Moschella, che viene fatto passare come il mio autista o come qualcuno che doveva realizzare qualcosa di losco col sottoscritto. E in un primo momento Intelisano omette di dire che questa persona era stata un apprezzato rappresentante delle forze dell’ordine. Tale indagine nei nostri riguardi si è confermata – lo ho appreso da qualche settimana – una grande perdita di tempo. Ma una volta acquisiti gli atti, con i miei avvocati Ernesto Pino e Carlotta La Spina, è emersa l’attività persecutoria del sindaco, in accordo con il brigadiere capo della Guardia di finanza».
Ma lei Porto lo ha mai incontrato?
«Certo che sì. Il paese è microscopico e ci incontriamo tutti. Ci ho pure parlato, ma questo non significa che io abbia fatto affari con lui».
E col Comune?
«In questi anni non ho avuto un solo lavoro dal Comune».
Quali sono le sue condizioni economiche?
«Non siamo messi bene e fa rabbia sapere oggi cosa c’è alla base di tutto questo. Spero che la giustizia faccia il proprio corso, come è stato con me, anche con chi parla di trasparenza e legalità e poi agisce diversamente».