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Blitz Pandora: Rando resta in carcere. Il legale: «Scelta incomprensibile»

Non c'è ancora la decisione su Luca Sammartino

Di Redazione |

Tremestieri Etneo. Da Catania a Palermo si attende la decisione del Tribunale della Libertà sull’appello dei legali di Luca Sammartino che chiedono di annullare la misura interdittiva di 12 mesi disposta nell’ambito del blitz Pandora per corruzione. Ma intanto a Tremestieri Etneo la situazione pare avvolta da un silenzio soffocante. L’unica voce è stata quella di Santo Nicosia, candidato alle ultime amministrative, che chiede di azzerare gli organi e tornare alle urne.

Santi Rando è rimasto in carcere. Il gip ha respinto l’istanza di sostituzione della misura cautelare chiesta dal legale del sindaco dimissionario e arrestato per voto di scambio politico mafioso e corruzione. L’avvocato Tommaso Tamburino ha già fatto ricorso per Cassazione dopo la decisione del Riesame di conferma della misura. Si attende la fissazione dell’udienza.

Tamburino è battagliero. E non nasconde un pizzico di amarezza: «Abbiamo proposto ricorso per Cassazione avverso i provvedimenti che hanno confermato la custodia cautelare in carcere. Non riusciamo a comprendere le ragioni per cui l’unica misura cautelare applicabile nel caso in esame sia il carcere, posto che l’episodio contestato di voto di scambio politico-mafioso risale alle elezioni comunali del 2015, ben nove anni fa. Non riusciamo a comprendere, ancora, perché non siano stati concessi gli arresti domiciliari, soprattutto dopo l’interrogatorio reso dal Rando, nel corso del quale lo stesso ha fornito delucidazioni in ordine alle corruzioni che gli sono state contestate, fornendo anche ulteriori spunti investigativi».

L’ex sindaco di Tremestieri Etneo, infatti, nelle scorse settimane ha affrontato un lungo interrogatorio – come anticipato su La Sicilia – dove ha fornito chiarimenti sulle accuse mosse dai pm. Per sette ore ha risposto ai sostituti procuratori Rocco Liguori, Santo Distefano e Fabio Saponara. Nessuna ammissione sulle ingerenze mafiose, anzi Rando le ha respinte evidenziando che ha conosciuto il cognato di Pietro Cosentino – anche lui in carcere – ma non aveva assolutamente idea che avesse collegamenti con la criminalità organizzata.

Di Francesco Santapaola – detto colluccio – di cui parla il collaboratore di giustizia Silvio Corra, invece, non avrebbe alcuna conoscenza né diretta né indiretta. Sugli episodi di corruzione ci sono state non solo ammissioni, ma anche aperture a fatti circostanziati che non erano emerse dalle carte giudiziarie.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA