Catania
Bianco alla Regione, “modello Macron”
Catania. «No, grazie». Beh, no grazie è sempre più una formula che potrebbe non bastare a Enzo Bianco per restarsene al suo posto di sindaco a Catania, ad inaugurare altre tratte della metropolitana, a vivere quella che lui stesso, e i suoi assessori, hanno chiamato “la stagione del raccolto”, con la gestione dei fondi del Patto per la città, il progetto della differenziata da sviluppare, il piano per la seconda pista di Fontanarossa.
Il reiterato «no, grazie», con cui Bianco ha declinato l’invito dei dirigenti nazionali del suo partito a scendere in campo come candidato alla presidenza della Regione, rischia di evaporare sull’onda dei numeri che vengono fuori dall’ultimo sondaggio che è finito sulle scrivanie dei massimi esponenti nazionali del Partito Democratico.
«Fra questi nomi del centrosinistra chi preferirebbe come candidato alla Presidenza della Regione siciliana alle prossime elezioni?». Domanda semplice e chiara, cui, dice il sondaggio, il 37% ha risposto Enzo Bianco. Poi Rosario Crocetta, con il 16%. Fermi al 5% Antonello Cracolici e Davide Faraone. Incerto, invece, il 38% degli intervistati. Numeri. Sondaggi. Che, ovviamente, valgono quel che valgono. Ma a cui a Roma il presidente del Pd, Matteo Orfini, avrebbe attribuito enorme importanza. E con lui tutto lo stato maggiore del partito. Anzi, dei partiti. Perché la scelta del candidato del centrosinistra alla presidenza della Regione riguarda il Pd, ma tocca anche gli alleati centristi, tocca Alternativa Popolare di Alfano e quei partiti e gruppi che gravitano sostanzialmente in quell’area.
E così il pressing su Enzo Bianco, che sembrava essersi allentato dopo le ultime dichiarazioni secche e determinate del sindaco («Devo completare il mio lavoro a Catania, devo dire no») sono riprese. E sono anche più forti, più pressanti, perché il tempo rimasto per decidere è molto poco. Entro il 1° maggio Bianco dovrebbe dimettersi per potersi candidare alla Regione. Lo farà?
Dal suo entourage nessun commento, solo la conferma che «ci sono stati contatti, telefonate e che, ma certo, Bianco sarà a Roma nei prossimi giorni, incontrerà, come accade spesso, i vertici del Pd. Come sempre».E qua si chiude la comunicazione, nel senso che alla domanda successiva nessuno risponde. Si dimette? Resta a Catania? Di certo c’è che Bianco non vorrebbe mollare la città proprio adesso, come ha spesso detto e ripetuto. Gli è toccata la stagione delle battaglie politiche, dei problemi, dei conti disastrosi, e ora intravede quella fase in cui potrebbe prendersi qualche soddisfazione da sindaco.
Ma la battaglia della Regione per il centrosinistra è maledettamente strategica, e forse anche per questo, per dare ulteriore consistenza al ruolo del sindaco nel quadro siciliano, il suo braccio destro catanese, Francesco Marano, è stato da poco chiamato a fare il vicesegretario regionale del Pd. Del resto con un avversario molto duro da affrontare, il Movimento 5 Stelle e il centrodestra ancora alla ricerca di una nuova dimensione che superi vecchie logiche e recenti divisioni, il Pd non vuole sbagliare, né, s’è capito, vorrebbe affidarsi all’autocandidatura di Crocetta. Cracolici e Faraone sono due esponenti autorevoli, ma avrebbero poca spinta propulsiva e visibilità e popolarità insufficienti per le esigenze contingenti.
Così, al netto di quel 38% che non saprebbe chi scegliere, c’è quel 37% che dice Bianco. Che farebbe sempre più fatica a sfilarsi, che ha lasciato passare le settimane, forse sperando che alla fine prevalessero le sue ragioni, quelle del «no, grazie», rispetto agli inviti, al corteggiamento, alle logiche del Pd e della coalizione. Invece il tempo è passato, il quadro è rimasto quasi immutato, i numeri confermano che da Catania a Portopalo, da Mazara a Sciacca resta lui il più conosciuto e quello avvertito più degli altri come possibile candidato e possibile presidente del centrosinistra e dintorni.
E ora è tempo di decidere, non si scappa. Con qualcuno che ieri, sorridendo, azzardava europarallelismi su tipi e tipologie della politica: cosa serve per arginare l’onda della protesta diffusa, dell’estremismo? Qualcosa e qualcuno che fonda un po’ di centrosinistra, un po’ di centro, e, volendo, anche un po’ di centrodestra? Un tipo alla Macron, insomma? Non si sa se l’accostamento piaccia e quanto eventualmente a Bianco. Ma che l’esperimento Macron per la Regione sia più che una tentazione per un po’ di centrosinistra, un po’ di centro e un po’ di centrodestra, questo è sicuro.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA