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Banca Base, voce agli investigatori: il crack e le operazioni “anomale”

Processo per bancarotta: buco da 38 milioni

Di Laura Distefano |

Un buco da 38 milioni di euro. A tanto ammontava l’insolvenza di Banca Sviluppo Economico, meglio conosciuta come Banca Base, che è stata terreno di una delicata indagine delle fiamme gialle che ha portato a scoperchiare un sistema, ritenuto illecito, che avrebbe aggravato ancor di più la crisi di liquidità dell’istituto di credito dichiarato fallito cinque anni fa.

Il processo

Ieri, al termine di una lunga giornata di lavoro della prima sezione penale del Tribunale etneo, si è svolta l’udienza per bancarotta fraudolenta a carico della governance bancaria. Gli imputati sono Pietro Bottino, ex presidente del Cda, Gaetano Sannolo, ex direttore generale, gli ex “sindaci” Flavio Rampello e Francesco Torre, l’ex consigliere Giuseppe Deiana, il componente del Consorzio Co.Fi.San Andrea Pappalardo e l’ex componente del collegio sindacale Isidoro Edoardo Cutuli. A quest’ultimo è contestato il reato di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. Nel processo c’è una lunga sfilza di parti costituite.

Le testimonianze

Il pm Fabio Regolo ha esaminato due investigatori della Guardia di Finanza che hanno lavorato all’inchiesta. Il capitano Luca Centonze ha spiegato che «l’indagine riguarda le operazioni fatte dall’ultima ispezione di Bankitalia nel 2016 alla dichiarazione da parte della Regione di amministrazione straordinaria nel 2018». Il finanziere ha evidenziato i giudizi negativi degli ispettori inviati dalla Banca d’Italia che invitavano i vertici di Banca Base a «ripatrimonializzare» attraverso «l’aggregazione di partner». Ma nella seconda ispezione fu «appurato un grave deterioramento della situazione finanziaria».

Le contestazioni

Il luogotenente Corrado Del Greco è entrato nel dettaglio di alcune contestazioni. Ed è partito documentando gli esiti delle verifiche in merito all’operazione Protebè. «Dal backup di alcune mail abbiamo scoperto che si stava lavorando per trasformare la società, completamente inoperativa, da Srl a Spa». Una mutazione che è stata in prima battuta “finanziata” direttamente da Bottino. Alla neo società per azioni poi sono stati ceduti dei crediti deteriorati di 670mila euro al prezzo di 450mila euro. Ma prima del trasferimento («opaco») non sarebbero state messe in campo azioni per poter riottenere i capitali che nonostante fossero «inesigibili» comunque «erano garantite da solide garanzie immobiliare». Quindi apparentemente la cessione dei crediti portò una plusvalenza nel bilancio ma in realtà fu creata un’ulteriore criticità dopo quelle che già erano state al centro degli ammonimenti di Bankitalia. Che aveva anche vietato a Banca Base di aprire nuove linee di credito, ma anche in questo caso fu disatteso il divieto.

Le operazioni sospette

Del Greco ha analizzato, rispondendo alle domande di Regolo, anche l’operazione Cooperfin spa, denominata dai più “carta straccia”. In questo caso furono ceduti alla società crediti del valore di 5 milioni per un corrispettivo di 300mila euro. A un certo punto – e anche grazie a un’inchiesta de La Sicilia – non è stato più possibile nascondere la grave situazione finanziaria e quindi si è tentato il tutto per tutto. In un Cda «infuocato» fu ipotizzato l’interessamento alla ricapitalizzazione della società britannica Ifina che «sarebbe stato concretizzato attraverso un bonifico milionario (2.500.000 euro) effettuato «da un soggetto di Abu Dhabi» da una Banca degli Emirati Arabi. Un’iniezione di soldi che però, a parere degli investigatori, non sarebbe riuscito a salvare una situazione ormai irrimediabilmente compromessa. Si torna in aula a maggio per il controesame del luogo tenente. E forse sarà sentito un altro teste. Forzatamente sono stati sospesi i termini di prescrizione.

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