Banca Base, denunciati cda e collegio sindacale: avrebbero ostacolato vigilanza

Di Vittorio Romano / 29 Ottobre 2018

Catania – Ennesimo capitolo della saga di Banca Base, cominciata il 14 febbraio scorso con il commissariamento ordinato dall’assessore regionale all’Economia e terminata – nonostante gli strascichi – qualche mese dopo con il fallimento. C’è infatti un nuovo filone di indagini che impegna la Procura della Repubblica di Catania, in campo da quasi un anno con magistrati ed esperti del Nucleo reati economico-finanziari della Guardia di finanza etnea per far luce sulle cause che hanno portato l’istituto di credito catanese guidato da Pietro Bottino a chiudere i battenti, lasciando debiti per oltre 50 milioni di euro (parte dei quali – quelli relativi ai risparmi e ai depositi – rimborsati dalla Banca d’Italia e dalla Banca Agricola di Ragusa).

E proprio Bottino, il resto del Consiglio di amministrazione e il Collegio sindacale sono stati denunciati alla Procura della Repubblica dalla Banca d’Italia, che ha depositato un articolato esposto lamentando che da parte degli organi amministrativi e di controllo ci sarebbe stato non solo l’intralcio nelle operazioni di ispezione e di verifica, ma anche l’inosservanza di tutte quelle prescrizioni che erano state date – proprio da Bankitalia – per cercare di risanare l’istituto di credito.

Infatti all’esito dell’ispezione durata diversi mesi gli ispettori avrebbero riscontrato non solo palesi anomalie e irregolarità che hanno portato allo stato di decozione dell’istituto (come ad esempio la cessione dei crediti buoni della banca senza corrispettivo ad una società che all’interno aveva lo stesso direttore di Banca Base, Gaetano Sannolo, e gli stessi sindaci, Isidoro Cutuli e Flavio Rampello), ma anche un’attività finalizzata ad ostacolare le funzioni di vigilanza, non fornendo tra l’altro una corretta rappresentazione della situazione patrimoniale e sottostimando le perdite insite nel portafoglio crediti, situazione ancor più aggravatasi con la cessione a terzi proprio di quei crediti che invece potevano essere riscossi.

La Banca d’Italia avrebbe accertato che il deficit patrimoniale nascosto agli organi di vigilanza sarebbe stato talmente elevato da aver portato ad un abbassamento dei fondi di dotazione della banca (ovvero della liquidità) ben sotto la riserva legale, con le conseguenze che successivamente si manifestarono ai danni di risparmiatori e azionisti. Ma il comportamento dei vertici di Banca Base sarebbe andato ben oltre il semplice ostacolo alla vigilanza, arrivando persino, secondo quanto lamentato da Bankitalia, a comunicare valori sovrastimati dei propri fondi e delle proprie disponibilità, dunque facendo apparire disponibilità finanziarie in realtà inesistenti, condotte queste tutte sanzionate penalmente con la reclusione sino a 8 anni ai sensi dell’art. 2638 del codice civile, oltre all’aumento previsto per la continuazione, dato che le condotte aventi evidenza penale sono molteplici.

La mossa di Bankitalia, senza alcun dubbio dovuta, ha suscitato qualche velata polemica da parte di chi ritiene che l’ispezione in Banca Base sia stata un po’ troppo lunga e che i provvedimenti siano arrivati in ritardo, consentendo così indirettamente un lungo periodo di cattiva gestione che ha portato alle note drammatiche conseguenze. E diversi azionisti minacciano di intentare azioni risarcitorie, anche nei confronti della Consob.

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Redazione
Tag: banca base bankitalia catania inchiesta organi di vigilanza procura