CATANIA – Il commissario ad acta dell’Asp di Catania per l’emergenza Covid-19 Pino Liberti ha nominato il gruppo di lavoro che lo collaborerà nello svolgimento del mandato affidatogli dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza. Del team, che sarà coordinato dal dirigente medico della direzione generale dell’azienda ospedaliera Cannizzaro Francesco Grasso Leanza, fanno parte la risk manager Emilia Fisicaro, l’ingegnere Elisabetta Gerbino, il medico igienista Angela Trovato ed il coadiutore amministrativo Lucia Franco.
«Ringrazio i singoli componenti di questo ufficio – afferma Liberti -per la disponibilità e lo spirito di servizio espressi e la professionalità da subito messa in campo. Il Covid in questo momento è la vera emergenza sul territorio. Ci sarà tantissimo lavoro da svolgere senza risparmio di tempo e fatica».
«Piena collaborazione e spirito di lavoro sinergico per gli obiettivi di salute a tutela dei cittadini» è ribadita dal Commissario ad acta e dalla Direzione Strategica dell’Azienda sanitaria catanese.
L’attività del gruppo di lavoro sarà resa a titolo gratuito ed è finalizzata a realizzare il necessario supporto di coordinamento, per i vari aspetti correlati all’emergenza Covid, e di collaborazione del commissario nello svolgimento del suo mandato.
Sono ancora oscuri i motivi per cui la Regione ha voluto commissariare l’Asp di Catania per quanto riguarda le gestione dell’emergenza Covid . Non si sa, ancora, se, ad esempio, la decisione di Razza sia stata concordata col direttore generale Maurizio Lanza e con quello sanitario, Antonino Rapisarda. Possiamo ipotizzare che la nomina dell’assessore regionale che ha riguardato, tra l’altro, uno dei suoi consulenti regionali, possa essere scaturita da episodi avvenuti sul territorio. Vicende ritenute non idonee rispetto a quanto disposto per la lotta al coronavirus.
Non è un mistero che la storia della casa di riposo di Caltagirone che sino ad oggi ha, purtroppo, portato al decesso di nove persone e sulla quale indaga la Procura di Caltagirone, ha sollevato un vespaio di polemiche soprattutto per le dinamiche adottate anche dall’Asp verso quello che forse – anche a causa dei tempi di intervento vistosamente lunghi – si è alla fine rivelato come il più pesante focolaio di Covid della provincia, per di più in una struttura sanitaria abitata da persone fragili, le più vulnerabili al virus.