Appello di alcune associazioni: «Impedire l’attracco a Catania della nave razzista»

Di Redazione / 17 Luglio 2017

CATANIA – «Impedire alla nave C- Star di ‘Generazione Identitarià l’utilizzo delle infrastrutture portuali» di Catania e «prendere posizione in tal senso verso le autorità competenti». Lo chiedono al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti un cartello di associazioni di Catania nei confronti della nave – attesa a Catania domani -, lunga 40 metri, costruita nel 1975, battente bandiera dello stato africano di Gibuti ed indicata come «noleggiata dal gruppo dichiaratamente razzista e xenofobo ‘Generazione Identitaria’ per respingere, attraverso azioni paramilitari, i migranti che tentano di attraversare il mar Mediterraneo, intralciando così i preziosi salvataggi delle ONG delle navi umanitarie, sempre più criminalizzate».


Per le associazioni «la sosta nel porto di Catania o di altri porti siciliani sarebbe funzionale all’imbarco delle provviste necessarie alla ‘missione’ e all’imbarco di ‘volontari’ arruolati nell’operazione paramilitare».

La nota è a firma di Rete Antirazzista Catanese, Comitato NoMuos/NoSigonella, Catania Bene Comune, USB fed. Ct, Città Felice, La RagnaTela, Cobas Scuola-Ct, PRC- Ct, PCI fed.Ct, Briganti rugby Librino, la Librineria, Associazione mundis pacem, Open Mind lgbt, Femministorie, movimento Laikal, Collettivo Politico Experia, Comunità di Sant’Egidio, Arci Catania, ed è stata inviata anche presidente della Regione Siciliana, al Prefetto, al Questore, al presidente dell’Autorità Portuale, al Comandante della Capitaneria di Porto ed al sindaco di Catania.

«Sarebbe infatti a nostro avviso assai grave – afferma la nota – che si concedesse l’attracco e l’utilizzo delle infrastrutture pubbliche a organizzazioni che hanno l’intento di compiere azioni paramilitari nel Mar Mediterraneo, intercettando imbarcazioni di migranti e arrogandosi il diritto di intervenire consegnando i naufraghi alla guardia costiera libica e violando di fatto l’obbligo di legge che vuole l’accompagnamento verso il porto più sicuro, non certo quello libico».

Il timore delle associazioni è che «la presenza di una nave non coordinata con la Guardia Costiera possa ostacolare le operazioni di salvataggio con grave pericolo per i naufraghi e per il personale operante in mare. Si tratta di un’operazione razzista alimentata da una propaganda falsa e tendenziosa che non possiamo avallare con alcun tipo di supporto logistico o silenzio istituzionale». 

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