Algoritmo errato, maestra torna a casa

Di Mariano Messineo / 20 Gennaio 2017

Il famigerato algoritmo del Miur (il Ministero dell’Università e della Ricerca) l’aveva trasferita al Nord, ma il giudice, rilevando errori che l’avevano penalizzata, l’ha riportata al Sud, a due passi da casa restituendole la possibilità di vivere accanto ai propri cari, senza gli immancabili disagi di un allontanamento “forzato”.

E’ successo a una docente di scuola primaria di 44 anni, di Caltagirone. La maestra, nell’ambito del piano straordinario di assunzioni della cosiddetta “Buona Scuola”, era stata assegnata, in via definitiva, all’ambito territoriale di Modena e provincia, ma si è rivolta, con ricorso cautelare (secondo quanto previsto dall’articolo 700 del codice di procedura civile), al giudice del lavoro della città emiliana, che ha accolto le argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Vincenzo Prestianni, Eleonora Di Nora ed Ester Cardona, secondo i quali l’algoritmo ministeriale si era rivelato “assolutamente inattendibile”.

Il giudice ha infatti accertato, per la provincia di Catania, il malfunzionamento del sistema informatico adottato che, oltre ad avere determinato discrasie nel computo del punteggio per la mancata considerazione dei titoli dichiarati dai singoli docenti, ha provocato diversi errori nell’attribuzione degli ambiti.

In particolare, sono stati assegnati a docenti di fasi successive posti che spettavano, invece, ai loro colleghi (come l’insegnante di Caltagirone) appartenenti a fasi precedenti. Inoltre, a riprova degli errori – hanno rilevato i legali della docente calatina e ha verificato il giudice –, al termine delle operazioni di mobilità, sono risultate disponibili delle cattedre non assegnate, ma che l’insegnante in questione aveva indicato con priorità rispetto alla provincia di Modena. Da ciò la decisione di condannare il Miur a riportare la ricorrente il provincia di Catania (la docente prenderà servizio in una scuola di Palagonia).

Secondo il giudice, oltre ai profili di illegittimità rilevati, sussiste in pieno anche il cosiddetto “periculum in mora”, vale a dire il rischio che un ritardo comporti un pregiudizio imminente e irrimediabile, “in quanto la lontananza dalla propria famiglia pregiudicherebbe irrimediabilmente il rapporto parentale con i due figli che, invece, hanno bisogno dell’insostituibile presenza della madre, data la loro giovane età”. Dunque l’assenza da casa e del contatto quotidiano coi bambini della docente – mamma, in attesa dell’eventuale giudizio di merito, creerebbe un danno irreparabile.

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Redazione
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