ROMA – Più controlli per evitare che insieme ad arance, mandarini, clementine, limoni e pompelmi prodotti in Paesi extra Ue, entrino anche gravi patologie non presenti nel territorio europeo. Ma anche mettere mano alla normativa comunitaria, introducendo il limite di intercettazioni di prodotto contaminato oltre il quale prevedere un blocco delle importazioni. E’ quanto ha sottolineato Agrinsieme, al termine dell’incontro del gruppo agrumi italo-ispano-francese che si è riunito a Catania.
«Non si può funzionare a doppia velocità, importando sul territorio comunitario senza adeguata cautela e subendo regole restrittive per le nostre esportazioni», fa sapere Agrinsieme, fortemente preoccupata per la mancanza di reciprocità nelle regole che disciplinano gli scambi di agrumi.
L’Italia è il secondo produttore agrumicolo europeo dietro la Spagna, per un valore complessivo di 1 miliardo di euro, ricorda Agrinsieme: un settore strategico minacciato dal punto di vista fito-sanitario. Gli agrumicoltori italiani ed europei, che già negli ultimi anni sono stati messi a dura prova dal virus della “Tristeza”, sono ora preoccupati per l’aumento delle intercettazioni degli agenti della ‘Macchia nera degli agrumì da Paesi notoriamente a rischio, e della “Falsa Cydia”, un pericoloso lepidottero che potrebbe creare una situazione drammatica se colpisse gli agrumeti europei. Per non parlare del ‘Citrus Greening’, la terribile batteriosi ormai alle porte delle frontiere europee.