CATANIA – Resistenza a pubblico ufficiale, violenza e interruzione di pubblico servizio. Per questi reati un trentaduenne catanese, Giovanni Corsaro, è stato arrestato e posto ai “domiciliari” da agenti delle Volanti. I poliziotti erano stati chiamati dal personale medico del Pronto soccorso del Vittorio Emanuele. L’uomo, per un diverbio sulle modalità di assistenza – dopo che, ubriaco, era rimasto nella notte vittima di un incidente stradale – è andato in escandescenze contro gli infermieri e i medici del presidio di emergenza e dalle parole è passato ai fatti scagliando violentemente contro il personale una barella e poi distruggendo alcuni monitor salvavita che si trovano all’interno delle postazioni del reparto, per un danno stimato che si aggirerebbe sui 10 mila euro.
A questo punto sembra che il 32enne abbia posto resistenza anche agli agenti, due dei quali sarebbero rimasti contusi durante le operazioni per cercare di calmarlo. Dopo essere riusciti a riportarlo alla ragione, il giovane è stato portato in questura dove sono poi scattati gli arresti domiciliari per il reati di resistenza, violenza e interruzione di pubblico servizio.
E’ inutile dire che siamo alle solite e che, nonostante il rafforzamenti dei presidi di vigilanza, i pronto soccorso – e soprattutto quello “caldo” dello storico Vittorio Emanuele – continuano a restare territorio di scorribande e di aggressioni di chi pretende di essere visitato subito.
Nel gennaio del 2017 si verificò il fatto più grave, quando una “spedizione punitiva” di un gruppo di giovani irruppe all’interno delle sale del presidio per picchiare un medico che si era rifiutato di fornire le generalità di una giovane che, caduta col motorino, aveva graffiato l’auto di un pregiudicato. Ma anche prima che dopo quell’episodio le aggressioni sono continuate e a nulla sono valsi i comitati per l’Ordine e la sicurezza convocati.
Una proposta di legge presentata alla Camera mira ad apportare una modifica all’art. 357 del Codice penale in materia di attribuzione della qualifica di pubblico ufficiale ai medici e al personale sanitario nell’esercizio delle funzioni. Una iniziativa – peraltro bene accolta anche dall’Ordine dei medici – per cercare di proteggere l’incolumità dei sanitari che si trovano non soltanto ad assistere i malati, ma anche a doversi difendere dai continui soprusi di chi pretende una assistenza personale.