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Abusi sessuali spacciati per riti religiosi, arrestato “santone” e tre sue collaboratrici

Di redazione |

CATANIA – Il rapporto sessuale non come abuso, ma come “amore pulito, dall’alto, purificatore” compiuto da un “Arcangelo” reincarnato. Era il plagio, secondo la Procura di Catania, a cui sei minorenni, tre delle quali intanto diventate adulte, sarebbero state sottoposte da Piero Alfio Capuana, bancario di 73 anni in pensione, alla guida di una comunità laica di ispirazione cattolica che, secondo l’accusa, avrebbe violentato ragazzine di età compresa tra i 13 e 15 anni, anche con la complicità delle madri delle vittime.

E’ il quadro che emerge dall’inchiesta “12 apostoli” della polizia postale etnea che, su disposizione del Gip, ha portato Capuana, padre dell’ex assessore Daniele, estraneo all’inchiesta, in carcere e tre donne agli arresti domiciliari: Katia Concetta Scarpignato, di 57 anni, Fabiola Raciti, di 55, e Rosaria Giuffrida, di 57, moglie dell’ex assessore Mimmo Rotella, estraneo all’inchiesta. Quest’ultime due facevano parte dei “12 apostoli” che, emerge dalla indagini della polizia postale, erano i più stretti collaboratori di Capuana nella congregazione laica “Associazione Cattolica Cultura ed ambiente”, di Aci Bonaccorsi, fondata da un sacerdote, padre Cavalli, deceduto, alla quale aderiscono circa 5.000 persone. Il reato ipotizzato è di associazione per delinquere e violenza sessuale aggravata.

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I quattro si dichiarano estrani alle accuse contestate. Si proclama «innocente» e vittima di «errori di valutazioni giudiziarie» Alfio Capuana. «Il Gip – afferma il suo legale, l’avvocato Mario Brancato – ha non tenuto nella giusta considerazione il rapporto dell’ampia attività difensiva attivata dopo la perquisizione disposta dalla Procura, che non ha interrogato il mio assistito». Capuana sarà sentito domani dal Gip nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia.

Le indagini della polizia postale di Catania sono state avviate nella primavera del 2016, dopo la denuncia di una madre, una delle “ortodosse” dell’associazione, che aveva notato la figlia non volere avere più contatti con il resto del gruppo. Si è insospettita e ha scoperto una chat nel cellulare della ragazza con altre vittime delle violenze sessuali. Non tutte hanno voluto denunciare gli abusi.

Da intercettazioni e indagini emerge il quadro di ragazzine fragili che venivano selezionate dalle tre donne per essere “offerte” all’”Arcangelo” per la loro “purificazione”. A volte, ha sostenuto la Procura, erano le stesse madri a “consegnare” le figlie all’uomo. Le minorenni avevano dei “turni” nella casa di Capuana: pensavano a lavarlo, vestirlo, pulire la sua abitazione e a soddisfare anche le sue richieste sessuali.

LA PROCURA: LA CHIESA NON C’ENTRA

Le vittime sarebbero state costrette anche a sottoscrivere lettere in cui dichiaravano il loro amore per Capuana e di essere consenzienti ai rapporti sessuali. La Procura di Catania ha parlato anche di atteggiamenti penalmente rilevanti nel cosiddetto «cenacolo», dove la Comunità si riuniva settimanalmente per riunioni su argomenti religiosi, in occasione delle quali l’uomo «faceva delle “locuzioni” religiose, proclamandosi la reincarnazione di un “Arcangelo”».

Durante perquisizioni della polizia postale sono stati sequestrati documenti, comprese lettere delle minorenni e il “registro” con gli elenchi di migliaia di iscritti all’associazione. In casa di due degli indagati sono stati sequestrati, complessivamente, 60mila euro in contanti.

Il Questore di Catania, Giuseppe Gualtieri, ha lanciato un appello «a denunciare» perché, ha spiegato, «il fenomeno è molto più diffuso di quanto si possa pensare». «Per noi parlano gli atti dell’inchiesta sugli indagati – ha precisato il procuratore Carmelo Zuccaro – la religione è un’altra cosa, e la Chiesa non c’entra affatto». Come sottolinea la stessa Diocesi di Acireale, che esprime «sconcerto e dolore per le vittime, gravemente ingannate e offese». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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