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A Mineo è allarme «Con meno ospiti calo di lavoratori»

Di Giuseppino Centamori |

Quale sarà il loro futuro lavorativo? Alle 14 di ieri, a fine turno del mattino, alcuni di loro percorrono il vialone in uscita sotto il sole cocente per raggiungere le proprie vetture parcheggiate all’ingresso. Sanno bene che la questione riguarda anche loro. Mostrano un timido ottimismo e usano pochissime parole, quasi strappate. Si affidano alla cosiddetta salvaguardia occupazionale, che dovrà essere inserita tra le clausole del nuovo bando. In attesa che disciplinare e bando di gara venga pubblicato in gazzetta ufficiale e negli altri siti ministeriali per darne evidenza, le organizzazioni sindacali già nei mesi scorsi avevano anticipato queste incognite.

«L’autunno scorso, come Filcams Cgil di Caltagirone – afferma Francesco D’Amico – avevo evidenziato preoccupazioni rispetto a quanto approvato dalla Camera il 4 ottobre 2016. Infatti, avevo proclamato lo stato di agitazione e chiesto un urgente incontro. Richiesta che non ha mai avuto nessun riscontro». Cosa era accaduto nell’aula di Montecitorio? Nel giorno dedicato al “poverello d’Assisi” era stato approvato il ridimensionamento del Centro accoglienza di contrada Cucinella così da rendere incerto il futuro dei lavoratori. Che poi quell’incontro richiesto sia stato disatteso aggiungeva ulteriore ansia e preoccupazioni. E ora ci si chiede quale salvaguardi hanno i lavoratori? Ci sono, riferiscono i sindacati, ma aggiungono che non sono per tutti uguali, questione di date sottoscritte in calce ai contratti e di norme cambiate in questi anni. In ogni caso tutto passa dal contenuto che sarà messo nero su bianco nel futuro bando di gara per l’affidamento dei servizi per il triennio 2017/20. Tra le organizzazioni sindacali c’è chi è convinto che in fase di redazione di quel documento stia prendendo corpo un ragionamento aritmetico sic et simpliciter: meno ospiti, meno bisogno di personale.

«È assolutamente da sfatare l’idea – afferma il segretario generale di Confali, Maurizio Grosso – che con la diminuzione del numero dei migranti da ospitare in quella struttura, in modo automatico si riduce anche il numero del personale. Non è così, perché il lavoro degli operatori all’interno del Cara è legato alle urgenze del servizio nel suo complesso. Noi chiediamo la salvaguardia e la garanzia occupazionale per tutti quanti, nessuno escluso, perché essi svolgono funzioni assai particolari». E poi tira di nuovo fuori quell’esposto presentato alla Procura di Caltagirone ai primi di gennaio di quest’anno. Grosso denunciava il mancato rispetto di quanto previsto nel capitolato d’appalto (ancora oggi in vigore): in ogni mese garantire 9.700 ore lavorative a fronte del numero effettivo di 7.400 ore. Tradotto: dovrebbero lavorare 323 operatori a tempo pieno, ma in questi anni è stato scelto di utilizzare il part-time per rispondere alla dilagante disoccupazione che ha messo in crisi le famiglie del Calatino.

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