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Un nisseno “reduce” da piazza San Carlo: «Travolto dalla calca, sono riuscito a salvarmi»

Di Giuseppe Scibetta |

CALTANISSETTA – Doveva essere una serata di sport e di gioia per Stefano Tamburino, il nisseno di 20 anni che frequenta il secondo anno del Politecnico di Torino per diventare designer, ma che sabato sera, al 65’ della partita tra la Juventus ed il Real Madrid dubito dopo che la squadra bianconera ha subìto il terzo gol dalla formazione spagnola, si è ritrovato “dentro un brutto sogno”. Tamburino si trovava infatti assieme ai suoi amici Daniele Parisi e Andrea Di Napoli (che a Torino studiano Ingegneria) in piazza San Carlo, proprio davanti al palchetto dove una folla di circa trentamila tifosi juventini si era radunata per assistere alla finale di Champions League.

«Improvvisamente abbiamo sentito dei botti e subito abbiamo pensato al peggio – racconta Stefano ancora emozionato – io stesso ho creduto che un camion si fosse buttato sulla folla, causando un effetto domino che poteva trasformarsi in una grossa tragedia come quella verificatasi all’Heysel di Bruxelles. Tutti siamo andati nel panico, io stesso sono stato travolto e scaraventato a terra: fortunatamente ho avuto la possibilità di rialzarmi ed ad allontanarmi. E a quel punto ho visto tanta gente che cadeva, che gridava anche perché non erano state previste delle vie di fuga, che si rialzava da terra piena di sangue anche a causa della tantissime bottiglie di vetro di cui era disseminata la piazza. Mi sono ritrovato in piazza Castello senza nemmeno rendermene conto, ed anche lì ho visto tanti giovani che piangevano, che provavano a telefonare alle persone che erano con loro senza però prendere la linea ed a temere per la loro sorte. Un vero e proprio incubo…».

«Solo dopo un’ora ho cominciato a realizzare quello che era accaduto e che io, assieme a tante altre persone, ero vivo per miracolo – aggiunge lo studente universitario – assieme ai miei compagni dapprima ci siamo recati a casa di una nostra amico che abita nelle vicinanze, e, poco dopo siamo ritornati a piazza San Carlo, dove c’era ancora una confusione enorme. Ancora qualcuno parlava di attentato, anche se di sicuro siamo stati tutti vittime di un episodio che si è verificato a causa del terrorismo psicologico che ormai siamo costretti a vivere quotidianamente… Nonostante tutto quello che stava accadendo sul posto c’erano anche degli “sciacalli” che provavano a trafugare quello che potevano e che era rimasto per terra – conclude Stefano Tamburino, che è figlio di Danilo e dell’ex consigliera comunale Gabriella Falzone – Adesso sto bene, anche se si tratta di un episodio che tutti quelli che eravamo lì difficilmente dimenticheremo…».

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