CALTANISSETTA – Ai punti vince il torrone di Caltanissetta su quello di Cremona: la “disfida delle due C”, come è stata definita l’inedita competizione legata al dolce a base di mandorla e miele che accomuna le due città, si è chiusa ieri all’ora di pranzo con il verdetto “insindacabile” della giuria che ha decretato il successo del tipico prodotto nostrano. Per la cronaca il responso dei 5 giurati (bendati durante la degustazione) è stato il seguente: 134 punti per il torrone nisseno prodotto da Sandro Nitro e 104 per quello dell’azienda cremonese rappresentata da Cristiano Rivoltini.
Tre le valutazioni effettuate durante l’assaggio per la comparazione: friabilità, gusto e profumo. E al termine ha prevalso il prodotto di casa nostra, con l’appuntamento già fissato alla prossima “Festa del torrone” di Cremona per ripetere la gara nella cittadina lombarda “gemellata” con Caltanissetta: una sorta di prova del 9.
Le due amministrazioni comunali già pensano ad un torrone da realizzare prossimamente in sinergia, con un nome che possa accomunare entrambe le realtà. Lo ha annunciato l’assessore al Commercio e Turismo di Cremona, Barbara Manfredini, ieri prima della “contesa” degustativa. «Con Caltanissetta – ha detto – abbiamo trovato una bella intesa, finalizzata allo sviluppo economico delle rispettive comunità. Noi organizziamo la “Festa del torrone” da 20 anni ed oramai la manifestazione ha acquisito una rilevanza nazionale e non solo. Abbiamo pure ottenuto il riconoscimento europeo per il nostro prodotto Igp e questo lo dobbiamo ai produttori che hanno creduto in questa scommessa. Ora stiamo puntando alla destagionalizzazione: non solo un prodotto natalizio ma per tutto l’anno, e così c’è chi prepara la piadina con la granella di torrone e chi fa altre pietanze abbinandolo al salato. E qui si può fare lo stesso, a partire dai vostri splendidi gelati da “condire” con il torrone».
La sfida di ieri era stata preceduta dalla consegna del premio “Torrone d’oro” al giornalista Attilio Bolzoni ed al campione di pesistica Mirco Scarantino, che hanno ottenuto il riconoscimento come “nisseni illustri” che testimoniano l’attaccamento alla loro città d’origine. A spiegare le motivazioni dell’istituzione di questo nuovo premio è stato il sindaco Giovanni Ruvolo che ha parlato di «un riconoscimento all’identità nissena di chi rappresenta questa comunità in giro per il mondo anche se in ambiti diversi».
«Questa città vuole alzare la testa ed abbandonare le “lamentazioni” per costruire percorsi in prospettiva futura positiva – ha aggiunto Ruvolo -. E noi adulti dobbiamo essere da esempio credibile per i giovani che non hanno bisogno di moralisti ma proprio di testimonianze positive».
Entrambi i premiati hanno confermato d’essere molto legati a Caltanissetta. Il pluricampione europeo di pesistica Mirco Scarantino ha raccontato di avere sofferto la lontananza, quando andò via a 13 anni per intraprendere la carriera sportiva. «Ho dovuto lasciare gli amici, fare tante rinunce, ma adesso sono orgoglioso dei traguardi raggiunti grazie al sostegno della mia famiglia. Qui ho molti sostenitori ed anche l’amministrazione comunale mi è stata vicina. Torno sempre volentieri nella mia città. Un messaggio da rivolgere ai giovani? Lo sport è la base di tutto per una vita sana. Allontana dalla strada e dai rischi delle devianze».
Anche Attilio Bolzoni ha confermato il feeling con la sua città: «Per motivi professionali sono fuori da 40 anni, 25 trascorsi a Palermo e da 15 a Roma, ma qui ho gli affetti più cari e torno 2-3 volte al mese. Questa è casa mia. Le peculiarità di Caltanissetta? Nonostante le speculazioni edilizie del passato è una buona comunità rispetto ad altre del sud, anche dal punto di vista urbanistico. Ma la rassegnazione l’ha divorata. E questo è un male peggiore della mafia, che bene o male si può combattere. Se non si costruisce qualcosa in controtendenza, questa città è destinata a spegnersi. Ha perso vitalità per colpa di tutti e i ragazzi se ne vanno perché non riescono ad esprimersi ed a trovare lavoro. Qui non c’è il mare, non ci sono i Templi di Agrigento ed allora si deve investire su quello che c’è di buono, per farlo conoscere agli altri. Se Sciascia la definì la “Piccola Atene”, per i fermenti culturali, ci sarà stato un motivo…».