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Processo Montante, in appello accusa affidata alla Procura generale di Catania

Di Mario Barresi |

Caltanissetta – A sostenere l’accusa contro Antonello Montante nel processo d’appello non sarà nessuno dei magistrati della Procura generale di Caltanissetta. Tocca adesso a Roberto Saieva, procuratore generale di Catania, scegliere – nella squadra dei suoi sostituti – chi dovrà affrontare il secondo round contro l’ex leader di Confindustria Sicilia, condannato a 14 anni (con rito abbreviato) per associazione a delinquere finalizzata a corruzione e accesso abusivo a sistema informatico.

Al netto dello scontato ricorso delle difese degli imputati condannati (oltre a Montante, Gianfranco Ardizzone, Marco De Angelis, Andrea Grassi e Diego Di Simone), la voce gira da un paio di giorni al tribunale di Caltanissetta. La causa scatenante è la dichiarazione di astensione di Lia Sava, procuratore generale chiamato a rappresentare l’accusa in appello. Sava ha quattro sostituti: Lucia Brescia, Fabiola Furnari, Carlo Lenzi e Antonino Patti. Il magistrato s’è avvalso della facoltà prevista dall’articolo 52 del Codice di procedura penale, che prevede l’astensione da un processo «quando esistono gravi ragioni di convenienza». Trattandosi di un pg, la stessa norma prevede che sia il procuratore generale presso la Cassazione a decidere sulla richiesta. E, in caso di accoglimento, «può essere designato alla sostituzione» un altro magistrato «appartenente all’ufficio ugualmente competente determinato a norma dell’articolo 11». E da qui si arriva alla competenza di Catania.

Ieri La Sicilia, dopo i primi riscontri nel palazzo di giustizia nissena, ha avuto la conferma proprio dal pg di Catania, Saieva: l’ufficio della Procura generale di Caltanissetta sarà esentato dal processo d’appello. Sava aveva coordinato l’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Montante, all’epoca in cui era procuratore aggiunto, prima del passaggio di consegne fra Sergio Lari e Amedeo Bertone. Ma il nome del pg di Caltanissetta era anche nella lista di magistrati che, secondo la difesa, con l’ex paladino antimafia avrebbero avuto «considerevoli e reiterati rapporti di amicizia e frequentazione». Così c’era scritto nell’istanza di remissione del processo di Caltanissetta, rigettata nettamente dalla Cassazione. Sia la Procura di Catania (per gli aspetti penali), sia il Csm (per quelli disciplinari) avevano inoltre archiviato i fascicoli sui rapporti delle toghe nissene con Montante. Il procuratore Carmelo Zuccaro, nel decreto, aveva parlato di una condotta che «per quanto discutibile, non può certo ritenersi penalmente illecita». Prima di arrivare alla scelta del giudice Graziella Luparello, s’erano registrati più casi di astensione e per il gup inizialmente in aula, David Salvucci, era stata accolta la richiesta di ricusazione poiché «in sede di indagini ha autorizzato la proroga di un’intercettazione di uno degli imputati».

Un mix di ragioni formali, ma soprattutto «di opportunità», si sussurra a Caltanissetta, dove – dopo la netta vittoria in primo grado – nessuno vuole concedere vantaggi procedurali (né mediatici) alla difesa dell’imputato eccellente. E ora tocca al pg di Catania scegliere il sostituto anti-Montante. Non dovrebbero esserci “problemi di formazione”, invece, per Maria Grazia Vagliasindi, presidente della Corte d’Appello nissena, chiamata a designare il collegio giudicante.

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