Pakistano ucciso, un amico di Adnan: «In un sms i nomi degli assassini»

Di Redazione / 12 Giugno 2020

CALTANISSETTA – «Adnan era un ragazzo troppo buono non meritava di morire. Aveva aiutato un signore, un anziano che abita qui a Caltanissetta e che oggi è presente, che queste persone portavano al lavoro nelle campagne, non lo pagavano e lo picchiavano. Ha aiutato anche altri pakistani». A ricordare così Adnan Siddique, il giovane pakistano ucciso per aver difeso vittime del caporalato, è Adnan Hanif, un suo caro amico che arriva dal Kashmir. Stasera con lui diverse centinaia di persone sono sfilate in corteo a Caltanissetta per ricordare il 32enne che da 5 anni viveva in Italia e lavorava nel settore delle macchine tessili. Per l’omicidio i carabinieri hanno arrestato cinque pakistani, che si trovano in carcere. Un sesto è stato arrestato per favoreggiamento.

«Adnan aveva presentato quattro denunce – aggiunge Hanif -, lo minacciavano e gli chiedevano di ritirare la denuncia altrimenti l’avrebbero ucciso. Tre giorni prima di morire Adnan ha mandato un messaggio ad un amico indicando nomi e cognomi di coloro che lo minacciavano. Disse “se mi dovessero uccidere i nomi sono questi”, e poi le stesse persone sono state arrestate per l’omicidio».  

«Nessuno si era accorto di questo fenomeno del caporalato a Caltanissetta però è evidente che c’è e va colpito in maniera decisa. Adesso che il verminaio è scoppiato deve essere colpito». Lo ha detto il sindaco Roberto Gambino durante la manifestazione per ricordare Adnan. «Durante il vertice di oggi in prefettura – ha aggiunto il primo cittadino – ho chiesto di trasmettere gli atti alla Procura per far luce sul fenomeno del caporalato e sul lavoro nero. Nel primo mese del lockdown, abbiamo assistito 4 mila persone con i buoni pasto. Persone che erano sconosciute agli assistenti sociali. Questo significa che prolifera il lavoro nero. Questo episodio ci sta facendo capire tantissime cose. E’ stata uccisa una persona onesta. I ragazzi che arrivano dal Pakistan – ha sottolineato – non arrivano per caso. Un vicino di casa di Adnan, mi ha tracciato la rotta. Partono dal Pakistan, raggiungono l’Iran, poi la Turchia, salgono i Balcani nel doppio fondo di un tir, arrivano a Milano e poi magicamente arrivano a Caltanissetta. C’è un’organizzazione internazionale dedita al traffico di uomini – ha osservato il sindaco – che porta i ragazzi pakistani fino a Caltanissetta. Ho chiesto alla magistratura di scoprire perché proprio nella nostra città. Ci sarà un’organizzazione criminale con collegamenti locali anche perché in Sicilia le cose non accadono per caso». Il sindaco ha anche annunciato che verrà messa una somma di denaro a disposizione della famiglia della vittima: padre, madre e otto fratelli che Adnan, prima di essere ucciso, sosteneva.

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