Nel Sin gelese varie tecnologie per bonificare
Attività ultimate nel 18% delle aree, sono in corso interventi nel 25% delle zone, il 45% (è stato certificato dagli enti preposti) non necessita di attività, per il 12% i progetti attendono l’approvazione
L’ing. Carlo Montella lascia, dopo 3 anni, per un nuovo incarico, quello di responsabile del coordinamento tecnico e dei progetti di Eni Rewind per la Sicilia e la Calabria. Gli succede Stefano Lifone, un ingegnere ambientale che ha operato in Sardegna e si è occupato di gestione rifiuti. Un cambio di guardia all’insegna della continuità del metodo di lavoro sulle bonifiche in un sito complesso come quello di Gela dove Eni ha speso dall’avvio delle attività 1 miliardo di euro e ne ha 470 milioni da spendere nel breve tempo.
«Quello delle bonifiche è un processo già avviato da Eni da un ventennio – sottolinea Montella – lo abbiamo affrontato scegliendo per ogni tipologia di intervento le tecnologie più avanzate di nostra proprietà con l’obiettivo di ottenere il massimo risultato possibile. Continueremo su questa scia».
Ing. Montella qual è la sintesi delle attività di bonifica e messa in sicurezza ad oggi realizzate nel Sin di Gela?
Tra gli interventi di bonifica dei suoli quale è quello più importante avviato e cosa ancora va fatto?
«Sicuramente quello sull’area dell’impianto Texaco nel 2022 dove, demoliti gli impianti sono stati avviati i lavori di bonifica, mediante la rimozione dei terreni contaminati da arsenico. Scavo e smaltimento terreni sono stati stralciati dal progetto di messa in sicurezza operativa in istruttoria in modo volontario e proattivo, per accelerare la bonifica. Tra gli interventi conclusi ci sono la messa in sicurezza permanente e capping di isola 1, e l’installazione dei primi moduli di multi phase extraction per il recupero degli idrocarburi da sottosuolo e falda nelle isole 2, 6, 9 e 17. Per l’isola 29, è previsto un intervento di capping superficiale, propedeutico all’installazione di un impianto fotovoltaico. Eni Rewind, facendo seguito al parere motivato dell’ente gestore della Riserva Naturale Orientata Biviere di Gela ha trasmesso istanza per la valutazione di incidenza ambientale di II livello. Si è in attesa dell’avvio dell’istruttoria per la quale è stato convocato, su richiesta della società, un tavolo di coordinamento presso il Comune di Gela. Per quanto riguarda i suoli di proprietà di Raffineria di Gela, a novembre 2021 è stata approvata l’analisi di rischio sito-specifica. A maggio 2022 è stato quindi presentato il progetto di messa in sicurezza operativa, attualmente in istruttoria presso il Mase, dopo lo svolgimento di diverse conferenze di servizi».
Il problema più scottante è la bonifica della falda sottostante la raffineria e l’eliminazione dell’arsenico. Come lo state affrontando?
«A parte l’impianto Taf con i suoi 100 pozzi di emungimento, Eni Rewind ha applicato a Gela, anche in via sperimentale, tecnologie innovative che consentono una bonifica più efficace e sostenibile: è il caso dei 32 dispositivi e-hyrec installati per la rimozione selettiva degli idrocarburi dalle acque sotterranee, che ha consentito di ridurre drasticamente il prodotto in fase separata. Nel 2022 sono stati definiti degli interventi tesi ad accelerare anche la rimozione di arsenico partendo da più test pilota (in corso di esecuzione) per l’implementazione della tecnologia Ground Circulation Wells (Gcw), che proseguiranno anche nel corso del 2024».
E le demolizioni a che punto sono?
«In linea con il cronoprogramma definito nel 2019 con il Ministero. Siamo alla seconda fase. Nella prima fase sono stati demoliti il camino Snox, la vecchia Torcia, le trivelle e la caldaia G300. La demolizione di queste strutture ha prodotto circa 12.000 tonnellate di rottami metallici, motori e cavi elettrici inviati a recupero che potranno trovare una seconda vita nei settori civile e industriale. Agli sgoccioli le demolizioni delle caldaie dell’ex centrale termoelettrica G100 e G200 e nel 2024 sarà avviata la demolizione del camino quadricanne. Entro marzo sarà demolito pure il pontiletto. È stato deciso anche come procedere a demolire gli imponenti magazzini ex Agricoltura con una soluzione che dimezza i tempi. La soluzione condivisa con lo Spresal di Caltanissetta prevede la demolizione dei capannoni fertilizzanti e la successiva bonifica in ambiente confinato statico-dinamico in strutture metalliche di dimensioni inferiori rispetto alla precedente soluzione progettuale».
E riguardo all’ex impianto Isaf e ai serbatoi?
«Il programma complesso, suddiviso in quattro fasi, prevede la bonifica e demolizione dei serbatoi annessi all'impianto e dell’impianto stesso e il successivo conferimento del materiale di risulta in una nuova discarica on-site. A oggi è stata completata la realizzazione della discarica di scopo (è in corso di ultimazione il secondo modulo) all’interno del perimetro dell’ex discarica fosfogessi Isaf ed è stato collaudato il bacino L1 del lotto nord della discarica, in fase di coltivazione da fine 2022».