Caltanissetta
Mazzarino, il comitato pro ospedale motiva perché il presidio è in area disagiata
Mazzarino (Caltanissetta) – Un dossier con tutti i documenti in cui emerge la condizione di disagio del comprensorio mazzarinese è stato trasmesso all’assessore regionale alla Salute. Il sindaco Marino, insieme agli altri componenti del comitato pro ospedale ha realizzato il fascicolo “storico” (in seguito all’incontro palermitano con l’assessore Gucciardi), che riprende tutti i passaggi istituzionali fino al 2015 in cui si riconosce Mazzarino come area disagiata e quindi meritevole di un ospedale da potenziare e non da convertire in altre sigle (Pte o Rsa). In particolare nella raccolta documentale si richiama un punto del decreto Balduzzi (9.2.2) sui presidi ricadenti in aree disagiate che è stato applicato al caso mazzarinese.
«L’intenzione del comitato – emersa nel corso di una conferenza stampa – è quella di non far arretrare le autorità sanitarie a tutti i livelli sulle decisioni prese fino al 2015 (conferenze dei sindaci, 6° Commissione sanità dell’Ars) e che le condizioni di obiettività continuino ad essere tenute in considerazione nelle future revisioni del piano sanitario regionale».
«Il destino dell’ospedale è legato a questo dossier – dichiara il sindaco Vincenzo Marino – e alla volontà di rispettarne i contenuti. Dopo l’incontro con l’assessore a Palermo ci siamo riuniti con il comitato per mettere insieme gli atti ufficiali che sia il direttore generale Carmelo Iacono che i vertici regionali conoscono perché la condizione di disagio è stata sempre ribadita, le precarie condizioni fatiscenti nella viabilità per raggiungere altri presidi sanitari provinciali, i tempi di percorrenza sono un dato di fatto che Mazzarino ha e che bisogna tenere in conto quando si parla dell’ospedale Santo Stefano. La scorsa settimana una donna in shock anafilattico è stata salvata, e tanti pazienti con infarto sono stati stabilizzati a Mazzarino prima di passare ai centri di emodinamica. In tutti questi casi Mazzarino salva vite umane. Gli sforzi fatti in passato non possono essere vanificati ed è questo che chiediamo all’assessore. Ad oggi l’ospedale è un ibrido perché il personale medico delle divisioni turna con quello del pronto soccorso. Noi chiediamo un pronto soccorso autonomo che garantisca l’emergenza-urgenza».
«Non ci stiamo inventando nulla – aggiunge Angelo Marotta – il lavoro passato è valido e gli atti lo dimostrano. Ci sono due linee e due posizioni diverse. La zona disagiata è l’unica strada possibile per mantenere salvo l’ospedale. L’altra linea, quella che rilancia gli ospedali riuniti, ha il rischio che il Santo Stefano venga convertito in Pte perché d’altronde si vuole raggiungere l’obiettivo del mantenimento del livello occupazionale».
«Gli ospedali riuniti dovevano essere la soluzione per salvare i piccoli ospedali – conclude Petralia – ma solo nella logica iniziale. Oggi sarebbero uniti di fatto ma vuoti nella sostanza, perché non possiamo prevedere doppioni di divisioni e quindi ci saranno tagli in questa direzione. Bisogna difendersi da questi tentativi». All’incontro nella stanza del sindaco erano presenti anche Mimmo Faraci, Aurelio Iannì, Luigi Cinardo, Salvatore e Alessandro Bognanni, l’assessore Saverio Ficarra, Filippo Bongiovanni.