Lo scrigno dei tesori archeologici rivenuti nel mare di Bulala a Gela

Di Redazione / 20 Novembre 2020
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GELA (CALTANISSETTA) – C’è uno scrigno naturale di tesori di età greca nel mare Mediterraneo. Sebastiano Tusa lo conosceva bene e lo amava. Lì per lui c’era lo scalo marittimo dell’antica colonia fondata dai rodio-cretesi. Lo scrigno si trova nelle acque di contrada Bulala, un sito marino diventato famoso nel 1988 per aver restituito una nave greco arcaica unica al mondo per le sua tecnica costruttiva del tipo “cucito”. La stessa nave, una triremi, che fino al mese scorso è stata la principale attrazione di una mostra internazionale tenutasi a Forlì. In quelle acque ci sono altri tre relitti di età greca, romana anche un galeone del Seicento, ancora da esplorare. Nei fondali tra il primo relitto, l’unico recuperato, ed il secondo relitto, ancor oggi, vengono strappati al mare preziosi reperti che facevano parte del carico delle navi. Qualche anno fa i lingotti di oricalco, l’oro della mitica Atlantide – anche questi una rarità – e nei giorni scorsi altri oggetti del VI sec. a. C.: due coppe greche usate per le bevande cioè un kotyle e uno skyphos, l’una con vasca bassa, l’altra profonda, entrambe acrome. Altro reperto è un frammento architettonico in pietra costituito da una base quadrata su cui si imposta una piccola colonna a base circolare, lacunosa nella parte superiore. Potrebbe essere una statuetta di bordo, proprietà personale di un membro dell’equipaggio. È stata recuperata anche una grande ancora in ferro, infissa per metà nel fondale sabbioso. Non solo resti di età greca. Durante la missione di ricerca è stato fotografato anche un carro armato sommerso che risale allo Sbarco degli Alleati a Gela. Nel sito ce ne sono altri due. La missione di ricerca archeologica è stata coordinata da Stefano Vinciguerra, responsabile del Gruppo subacqueo della Soprintendenza del Mare con il contributo dell’ equipaggio della motovedetta V. 805 della Guardia di Finanza di Licata su comando del R.O.A.N. di Palermo e quello della motovedetta della Guardia Costiera di Gela. Prezioso il ruolo svolto da Gaetano Lino, Salvatore Ferrara e Alessandro Urbano del Gruppo sub Bc Sicilia. La segnalazione del sito l’ha fatta il sub gelese Franco Cassarino.

«Ancora una volta – ha dichiarato il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci – Gela si conferma come uno scrigno che racconta una parte importante della nostra storia antica. Il ritrovamento, da parte della Soprintendenza del Mare, è la conferma di come il governo regionale tenga alta l’attenzione sul territorio gelese che ritengo essere un prezioso contenitore di testimonianze archeologiche. Continua, quindi, l’opera di valorizzazione di un’area con interventi che possano fornire occasione di riscatto culturale e sociale a un territorio che per troppo tempo è stato mortificato».
«L’archeologia subacquea – ha sottolineato l’assessore ai Beni culturali Samonà – oltre che sotto il profilo scientifico, assume un grande valore per le potenzialità che offre come segmento molto particolare dell’offerta turistico-culturale». «Malgrado le difficoltà oggettive dovute alla scarsa visibilità del mare di Gela – ha detto la soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni – ogni intervento dei nostri subacquei riesce a regalarci emozioni e scoperte sempre nuove. Grazie alla segnalazione del nostro referente, il sub gelese Franco Cassarino, siamo pervenuti al ritrovamento di interessanti reperti recuperati che erano nascosti nei fondali».

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Redazione
Tag: caltanissetta gela musumeci samonà soprintendenza mare subacquei