CALTANISSETTA – «Stiamo seguendo l’evolversi della inchiesta giudiziaria Montante e se dovesse emergere qualcosa, valuteremo l’attivazione delle procedure che la legge prevede»: parla l’avvocato Mirko La Martina, uno dei difensori dell’ingegnere Pietro Di Vincenzo, imprenditore nisseno che si è visto confiscare il patrimonio di 264 milioni e 565 mila euro, per sospetti di contiguità con soggetti mafiosi.
Di Vincenzo, già presidente degli industriali di Caltanissetta e della Sicilia, è stato indagato per concorso in associazione mafiosa, nel 1992 con l’inchiesta Leopardo (ma venne prosciolto) e poi è stato assolto nel 2009 dalla Corte d’Appello di Roma dopo la condanna a 1 anno e 4 mesi in un’inchiesta che coinvolse la cosca Rinzivillo di Gela. L’unica condanna riportata da Di Vincenzo è quella per estorsione contrattuale nei confronti di tre suoi dipendenti, in primo grado a 10 anni e poi ridotta a 7 anni e 6 mesi in appello: pena confermata dalla Cassazione.
Alla luce di quanto finora emerso dall’inchiesta Montante adesso, secondo il legale dell’imprenditore nisseno, ci sono dei collegamenti «con le vicissitudini giudiziarie che ha vissuto l’ingegnere Di Vincenzo». «Intendo dire – prosegue l’avvocato La Martina – che l’arresto del finanziere Ettore Orfanello, indicato come uno dei soggetti più legati a Montante, sommato al fatto che quest’ultimo considerava l’ingegnere Di Vincenzo un nemico – sulle cui ceneri il Montante ha, peraltro, iniziato la propria carriera – da operatore del diritto e da difensore del Di Vincenzo, mi lascia alquanto perplesso».
«Montante – continua il legale – è accusato di aver orientato delle indagini della Guardia di Finanza a favore dei suoi amici e contro i suoi nemici. Se si considera che il maggiore Orfanello è stato uno dei militari che ha condotto le indagini patrimoniali nei confronti dell’ingegnere Di Vincenzo all’esito delle quali fu chiesta, e poi applicata, la misura di prevenzione che ha portato alla confisca di tutto il patrimonio, si possono comprendere le mie perplessità da operatore del diritto».
Ma cosa può succedere adesso? L’avvocato La Martina anticipa che sarà valutata l’ipotesi della revocazione della confisca a carico di Pietro Di Vincenzo, aggiungendo che per quanto riguarda «la confisca, sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello, non hanno disposto una perizia contabile come invece avviene solitamente in questi casi, per valutare se vi sia sproporzione tra acquisti ed investimenti da un lato, e se i redditi percepiti siano o meno leciti. Solitamente il giudice delle prevenzioni conferisce incarico ad un collegio di professionisti per verificare l’operato di chi ha condotto l’indagine. Nel caso di Di Vincenzo questo controllo peritale è mancato. La vicinanza di Orfanello a Montante il quale ha sempre cercato di “abbattere” Di Vincenzo non lascia presagire nulla di buono su quelle indagini – continua l’avvocato Di Martina -. Noi difensori abbiamo saputo della sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta, con la quale era stata confermata la confisca a carico dell’ingegnere Di Vincenzo, attraverso l’intervista rilasciata da un altro soggetto coinvolto nell’indagine Montante, l’ex presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, il quale era a conoscenza della decisione credo lo stesso giorno che fu depositata, e comunque ancora prima di noi diretti interessati. Sarei curioso di sapere come lo abbia saputo».