Chiede di poter lavorare e avere quanto gli spetta di diritto un uomo di 65 anni, di Gela, in provincia di Caltanissetta, Salvatore Comandatore, licenziato perché si era rifiutato di sversare rifiuti speciali (gasolio) in mare. Capo barca motorista, ormai fermo da 3 anni, è in serie difficoltà economiche, da cinque giorni staziona davanti al tribunale di Gela per chiedere giustizia. Da tre giorni è in sciopero della fame e oggi si è incatenato.
A raccontare la vicenda è il presidente dell’associazione antiracket di Gela, Salvino Legname. «Comandatore è molto scosso – spiega -. Tutto questo ha avuto inizio più di 3 anni fa quando, capo barca motorista in servizio alla Archimede, società che si occupa della sicurezza nel porto isola di Gela, si è rifiutato di sversare nafta in mare. Aveva fatto presente che una delle navi delle imbarcazioni del servizio antincendio, utilizzate per la sicurezza delle petroliere, perdeva grandi quantitativi di nafta. Lo aveva segnalato più volte quando a un certo punto, nel momento in cui la perdita è aumentata, gli era stato detto di scaricarla in parte dentro bidoni e in parte dietro la diga, direttamente in mare. Lui si è rifiutato e per questo è stato licenziato».
«Il tribunale gli ha dato ragione – continua Legname – condannando la ditta al reintegro e al pagamento delle mensilità pregresse, circa due anni di stipendio. Da quella sentenza è passato circa un anno e mezzo ma non ha ottenuto quanto disposto dai giudici. Ecco il perché di questa protesta. Salvatore Comandatore ha una famiglia che non riesce a mantenere, sta perdendo la casa».